CUNEO - Minori e internet, quali rischi? L'intervista al comandante della Polizia Postale di Cuneo

Furti di identità, pedopornografia, pedofilia, cyberbullismo sono solo alcuni dei pericoli presenti in rete. Per l'ispettore Corrado Busano "i genitori in primis non ne sono consapevoli"

Micol Maccario 10/07/2023 08:16

Il parlamento francese ha discusso a marzo un disegno di legge che prevede il divieto per i genitori di sovraesporre i figli in rete. Questo fenomeno prende il nome di sharenting, un neologismo che unisce le parole inglesi “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità). In Italia una legge ancora non esiste, ma i rischi, come spiega l’ispettore superiore Corrado Busano, comandante della sezione cuneese della Polizia Postale, non sono da sottovalutare.
    
Dall’immagine della prima ecografia alle vacanze, molti genitori postano continuamente foto dei propri bambini. “Tutte le immagini che mettiamo potrebbero essere sottratte da persone che ne potrebbero fare un uso improprio”. Sarebbe una buona pratica almeno oscurare il viso dei minori.
           
Una volta che qualcosa è messo in rete è praticamente impossibile da togliere”, afferma Busano. Il materiale può essere usato da qualcun altro per scopi non leciti come il furto di identità e, a volte, anche per fini pedopornografici nel caso in cui ci siano immagini particolari di bambini senza vestiti. Su questo aspetto la situazione nel Cuneese al momento è sotto controllo. “Non abbiamo mai avuto particolari segnalazioni nella nostra zona. Noi lavoriamo per l’80% sulle truffe online”.
          
I rischi però riguardano anche l’uso che i minori fanno in prima persona di Internet e, in particolare, dei social network. “Il pericolo più grosso è l’adescamento. Ora i pedofili utilizzano il mezzo informatico, che fino a qualche anno fa non avevano. Si fanno benvolere tramite messaggi, spacciandosi a volte per coetanei della vittima. Spesso si fanno mandare video del minore. Il problema più grande arriva quando i minori aderiscono a richieste più pressanti di incontro”. Anche nel Cuneese ci sono stati casi di questo tipo, fortunatamente pochi e non sono mai sfociati in aggressioni fisiche o atti sessuali. Secondo i dati della Polizia Postale, sono avvenuti uno a inizio 2023 e un paio l’anno scorso.
 
Lavoriamo spesso su questo tipo di attività anche perché c’è un organismo americano che collabora con Google e che monitora la rete a livello mondiale. È in grado di acquisire le connessioni relative a questi scambi di materiale pedopornografico e poi, a seconda del Paese in cui questi avvengono, contatta le autorità di polizia ministeriali che a loro volta smistano le segnalazioni a seconda della provincia”, spiega Corrado Busano.
 
Poi c’è il discorso della web reputation. Il fatto che i ragazzi e le ragazze postino sui propri canali social tutto ciò che fanno può avere delle conseguenze quando da adulti dovranno cercare lavoro. “Tutto ciò che viene messo su Internet, in particolare da parte di minori inconsapevoli, può tornare indietro come un boomerang”.
 
Collegato alla rete c’è anche un grave problema di cui si parla molto in questi anni: il cyberbullismo, ovverosia atti di aggressione, discriminazione, violenza, realizzati con l’impiego dei nuovi strumenti di comunicazione. “Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni di fatti fortunatamente non gravi relativi al cyberbullismo. Cerchiamo sempre di farli risolvere prima in ambito familiare e scolastico e, se invece non si risolvono, interveniamo noi”.
 
Per il momento nel Cuneese solo in pochi casi la denuncia è stata formalizzata. Prima di arrivare alla denuncia esiste un passaggio intermedio: l’ammonimento del questore. “Dobbiamo ricordarci che ci sono sempre in ballo minori. Per questo esiste questo step interlocutorio, per non colpire pesantemente chi l’ha commesso ma, al contempo, dare un segnale concreto”. Con questa pratica l’ammonimento rimane in sospeso fino al diciottesimo anno d’età. Se non succedono altri fatti analoghi decade e non lascia traccia, se invece viene reiterato diventa un’aggravante. Nella provincia Granda “alcuni ammonimenti sono stati fatti, nell’ordine di una decina o qualche decina”, sostiene l’ispettore superiore.
 
Su Internet si corrono dei rischi perché si è inconsapevoli di certe pratiche. Per questo motivo la Polizia Postale si occupa di organizzare incontri nelle scuole di ogni ordine e grado per informare i minori dei pericoli che possono correre. “A mio parere però - afferma Busano - non ci si può basare solo sui nostri incontri. Dovrebbe esserci tutta una formazione che parte da piccoli. In parte viene fatta, ma dovrebbe essere molto più dettagliata. Siamo competenti su tutta la provincia di Cuneo, che è grandissima. Non riusciamo ad andare in tutte le scuole. Cerchiamo di riunirle il più possibile per raggiungere un numero maggiore di studenti, ma non è sicuramente sufficiente”.
 
Ci sono poi alcune campagne online promosse dalla Polizia Postale. Tutti gli anni, ad esempio, c’è #cuoriconnessi per incentivare i ragazzi all’uso consapevole di Internet. Ma l’educazione deve partire innanzitutto dai genitori, per proseguire poi a scuola. “Il problema è che spesso loro in primis non sono consapevoli dei pericoli a cui possono andare incontro nella rete. Bisognerebbe prima istruire i genitori e poi i figli”.

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