BOVES - Muffa su mirtilli e ribes, il controllo dei Nas inguaia un grossista di Boves

Il titolare dell’azienda è a processo per tentata frode. La difesa: “Quella frutta non sarebbe stata venduta, serviva per testare un prodotto antimuffa”

a.c. 14/01/2022 17:11

Ventisette chili di frutta, in gran parte ammuffita, hanno messo nei guai un grossista della frazione Rivoira di Boves, P.M., che ora si trova a rispondere davanti a un giudice dell’accusa di tentata frode in commercio. A questo si aggiunge il sequestro e la distruzione di una tonnellata di merce trovata nella cella frigorifera, da cui è scaturita l’ulteriore accusa di detenzione di prodotti in cattivo stato di conservazione.
 
Il 25 ottobre 2019, nel primo pomeriggio, la sua azienda era stata oggetto di un’ispezione da parte dei carabinieri del Nas di Alessandria. Sull’esito dell’accertamento ha riferito il luogotenente Marcello Cascio: “Erano state evidenziate condizioni di igiene carenti. Molti di questi frutti, per la precisione mirtilli, erano invasi dalla muffa eppure venivano selezionati per poi essere confezionati e commercializzati di nuovo. Quando siamo entrati abbiamo fermato una dipendente mentre stava operando quel tipo di lavorazione”.
 
I militari del nucleo anti sofisticazione avevano proceduto al sequestro di mirtilli e ribes in fase di lavorazione, ma anche di un quantitativo molto più ingente di frutta e verdura conservato nella cella frigorifera. Non si trattava, peraltro, dell’unica irregolarità: “I locali in sé non erano nemmeno idonei, tanto che in seguito al controllo era stato disposto il sequestro. Anche la lavoratrice che si stava occupando della selezione non era in regola dal punto di vista contrattuale. In quel momento era l’unica presente in ditta oltre alle due impiegate in ufficio e al titolare”.
 
Sia l’Asl che l’Ispettorato del lavoro erano stati quindi interessati dalle segnalazioni dei carabinieri. Il luogotenente ha precisato di aver verificato insieme ai colleghi l’effettiva destinazione commerciale di quei prodotti. Nella cella frigorifera, ha aggiunto il teste, “non c’era un’area dedicata ai prodotti non edibili o comunque da distruggere, come avviene di norma”.
 
La difesa ha chiamato a testimoniare, tra gli altri, il perito agronomo di fiducia del grossista (oggi non più operante, in seguito all’avvenuta dichiarazione di fallimento). La dottoressa Marisa Peano ha ricordato che in quell’autunno si erano verificate notevoli piogge ed era in atto un tentativo di bloccare le marciture con un prodotto fitosanitario apposito, l’Endofit. “Avevamo predisposto una prova con l’Endofit in fase successiva alla raccolta - ha spiegato l’agronoma -. La prova poi non venne effettuata perché sopraggiunse il controllo dei Nas”. Il perito ha comunque precisato che per quel genere di prova sarebbe stato sufficiente un quantitativo di frutta da non più di una decina di chilogrammi, molto inferiore a quello in lavorazione. “Ho visto spesso fare cernite di prodotti nelle aziende per separare la frutta ammuffita da quella che si può ancora vendere” ha aggiunto la dottoressa Peano.
 
Il giudice ha rinviato al 27 giugno le ultime incombenze processuali e la discussione del caso.

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