CUNEO - Nessuna frode sui fondi europei per gli alpeggi: assolti cinque allevatori

La Procura sosteneva che le aziende agricole avessero percepito più di 2 milioni di euro indicando pascoli ‘fantasma’ per ottenere i contributi PAC

a.c. 02/10/2019 17:40

Non ci fu nessun raggiro ai danni di Arpea, l’agenzia regionale che eroga i fondi rurali europei. Lo ha stabilito il tribunale collegiale di Cuneo assolvendo perché il fatto non sussiste cinque allevatori della Granda e del Torinese, accusati di aver percepito in maniera indebita contributi per oltre 2 milioni di euro.
 
Al centro delle indagini c’erano una serie di finanziamenti erogati negli anni 2013 e 2014. Il sostituto procuratore Alberto Braghin contestava i reati di frode comunitaria e malversazione a E.G. di Marene, A.G. di Sant’Albano Stura, S.S. di Cherasco, G.B. residente nel Torinese e A.B. di Chiusa Pesio, assistiti dagli avvocati Alberto Leone, Stefano Barzelloni, Elio Botto, Francesco Gambino e Raffaella Giuliano.
 
In comune i cinque avevano l’appartenenza alla cooperativa ‘Il Falco’ di Marene, che contava 80 soci e offriva alle aziende agricole un ‘pacchetto completo’ di documentazioni per accedere ai finanziamenti tramite Arpea. Nel 2015 i titolari della cooperativa erano finiti al centro dell’operazione ‘Heidi’ condotta dal Corpo Forestale dello Stato e terminata con quattro arresti e 26 perquisizioni in aziende agricole del Nord Italia.
 
Secondo la Procura, i cinque imputati non avrebbero avuto diritto di percepire queste somme o perché chiedevano in concessione gli stessi terreni, o perché negli alpeggi indicati nelle loro carte non avrebbe mai pascolato nessun animale. Per questo erano state proposte pene comprese tra 9 mesi e 3 anni di reclusione. L’Arpea, costituitasi parte civile contro tre degli allevatori, aveva chiesto risarcimenti fino a 820mila euro oltre a un danno di immagine stimato nel 10% del danno patrimoniale subito.
 
I difensori degli allevatori avevano rigettato l’impianto accusatorio facendo notare in primo luogo che i ‘modelli 7’ consegnati ad Arpea non erano decisivi ai fini dell’accoglimento delle domande per i contributi. Quanto ai mappali degli alpeggi, era stata rilevata dagli avvocati l’impossibilità di escludere la presenza di tratti impraticabili o di sconfinamenti su terreni estesi per migliaia di ettari.

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