CUNEO - Omicidio di Nada Cella, il processo riprende con le testimonianze della difesa

In aula anche la deposizione di uno dei primi soccorritori arrivati sul luogo del delitto: "All'ingresso nessuna macchia di sangue"

Redazione 19/09/2025 09:23

È ripreso ieri, giovedì 18 settembre con gli esami dei testimoni della difesa, il processo per la morte di Nada Cella, la segretaria uccisa a maggio 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco dove lavorava a Chiavari. Secondo l'accusa a ucciderla sarebbe stata Anna Lucia Cecere, ex insegnante, che avrebbe agito per gelosia. Oggi l’imputata vive nel Cuneese. Il commercialista è invece accusato di favoreggiamento. In aula a Genova i legali di Cecere, gli avvocati Giovanni Roffo e Gabriella Martini, hanno citato sei persone. A riportare le loro dichiarazioni è l’Ansa. Il primo a parlare è stato Andrea Grillo, uno dei primi soccorritori arrivati in via Marsala la mattina dell’assassinio. "Quando entrammo - ha detto davanti ai giudici della Corte d'Assise - non c'erano macchie di sangue all'ingresso o in altre stanze. Trovammo la ragazza a terra, il volto verso l'alto e i piedi sotto la scrivania. Spostammo il tavolo per soccorrerla. C'era sangue ovunque. Per me fu scioccante anche perché la conoscevo. Quando la mettemmo sulla barella io e il mio collega ci sporcammo di sangue. Ne perse tantissimo anche in ambulanza. Sulla porta c'era Soracco, pulito, che ci disse che non l'aveva nemmeno toccata". Dopo è toccato ai due produttori di bottoni che hanno spiegato come quello trovato sotto il corpo della segretaria fosse di tipo a "gambo chiuso, che si cuce direttamente sul tessuto e non si inserisce in alcuna ghiara (come invece ipotizza la pm Gabriella Dotto visto che venne trovato un cerchietto di plastica, ndr)”. Dei bottoni simili vennero trovati nella casa di Cecere a Chiavari. La donna era stata indagata all'epoca e archiviata in cinque giorni. Secondo gli investigatori dell'epoca quei bottoni non erano gli stessi di quello repertato.
    
Hanno poi parlato anche un investigatore dell'epoca, Franco Ramundo, che ha ricordato come "la praticante di studio aveva detto che era sparita una spillatrice dalla scrivania di Nada ma la scientifica l'aveva usata ed era stata messa tra l'attrezzatura degli agenti". A metà ottobre la pm potrebbe iniziare la requisitoria e chiedere la condanna.

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