BOVES - Omicidio Nada Cella, il genetista Giardina: “Entro fine mese i risultati dei test sul Dna”

Improbabile un nuovo rinvio per le analisi. La 53enne Annalucia Cecere, residente a Boves, resta l’unica indagata per il delitto della segretaria, risalente al 1996

in foto: il genetista Emiliano Giardina

a.c. 18/05/2022 18:35

Questa volta l’ora della verità dovrebbe scoccare davvero. Salvo sorprese, entro fine mese si conoscerà l’esito dei test sui reperti connessi all’omicidio di Nada Cella, la giovane segretaria trucidata ventisei anni fa nello studio professionale in cui lavorava a Chiavari.
 
Lo ha annunciato il genetista Emiliano Giardina, rilasciando un’intervista alla testata genovese Primocanale. Giardina è a capo della squadra - formata con altri tre tecnici - che lavora da sei mesi sui reperti inviati al laboratorio di genetica della polizia a Roma dalla Scientifica di Genova. Tra questi ci sono alcune parti dello scooter che gli inquirenti avevano sequestrato l’estate scorsa in un garage a Mellana di Boves. Il motorino appartiene ad Annalucia Cecere, ex maestra 53enne, al momento l’unica indiziata per il delitto.
 
La Cecere viveva a Chiavari all’epoca dell’omicidio, avvenuto il 6 maggio del 1996. Abitava a poche decine di metri dal luogo del delitto - uno studio professionale situato in via Marsala 14 - e conosceva sia la vittima che il suo datore di lavoro, il commercialista Marco Soracco. Secondo l’ipotesi della Procura, sarebbe stata la gelosia nei confronti della segretaria ventiquattrenne a spingerla a un omicidio d’impeto, attuato con un oggetto contundente che non è mai stato ritrovato. Gli investigatori hanno riaperto l’indagine grazie agli elementi raccolti dalla criminologa Antonella Delfino Pesce e dall’avvocato della famiglia Cella, Sabrina Franzone. Gli indizi, trascurati da chi portò avanti la prima inchiesta, sono numerosi ma parziali. Solo un riscontro scientifico che collochi la Cecere sulla scena del delitto, si ritiene, giustificherebbe una richiesta di rinvio a giudizio dopo oltre un quarto di secolo. In caso contrario, la Procura potrebbe decidere di archiviare il caso un’ultima volta.
 
Il destino dell’indagine insomma dipende dagli eventuali riscontri che potrà fornire Giardina, noto al grande pubblico per aver scovato la traccia dell’“ignoto numero 1” nel caso Yara Gambirasio. Il primo termine per la consegna dei risultati era stato fissato a fine febbraio, ma ulteriori approfondimenti e contrattempi - compresi i contagi Covid in laboratorio - hanno imposto due successive proroghe. Ora, assicura l’esperto, siamo in dirittura d’arrivo: terminata la fase dei reperti, si sta effettuando la comparazione tra i profili genetici. Giardina non si sbilancia in alcun modo sui risultati, ma avverte che l’eventuale presenza di tracce parziali sarebbe irrilevante: “Il Dna o ci dà un risultato identificativo o ci dà un risultato inutile”.

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