BOVES - Omicidio Nada Cella, in una telefonata a casa Soracco si parlò della Cecere: “Era gelosa”

Lo stralcio dei verbali, pubblicato dalla criminologa Delfino Pesce, chiama in causa l’ex accusata: “Una teste disse di averla vista scappare sporca di sangue”

in foto: lo stralcio del verbale con la telefonata della "signorina"

Andrea Cascioli 05/03/2024 07:34

Non è ancora finita. Il caso Nada Cella non è chiuso, formalmente, davanti alla giustizia, anche se la decisione del gup di Genova Angela Nutini lascia pochi spiragli alla Procura e alla parte civile. Ma non è finita nemmeno fuori dalle aule di tribunale, dove chi ha lottato in questi anni per ottenere la riapertura delle indagini non si rassegna: “Se la legge Cartabia non consente un giusto processo allora che sia processo ovunque” dice Antonella Delfino Pesce, la criminologa barese che ha strappato dagli archivi il delitto di via Marsala e lo ha riconsegnato ai faldoni dei pm e alle prime pagine dei giornali.
 
Sul suo profilo Facebook ha pubblicato nelle scorse ore lo stralcio di un verbale che riprende una conversazione telefonica avvenuta il 9 agosto 1996, tre mesi dopo l’omicidio della ventiquattrenne di Chiavari. A un capo c’è Marisa Bacchioni, la madre del commercialista Marco Soracco, il datore di lavoro di Nada che abitava - e tuttora abita - nello stesso stabile di via Marsala 14, al piano di sopra. Dall’altra parte c’è la persona che chiamava, la famosa “signorina”: una donna di età matura, mai qualificatasi per nome né presentatasi alle forze dell’ordine, che in parecchie telefonate sostenne però di essere stata testimone di un fatto cruciale.
 
“Oltre a dichiarare di aver visto la ex indagata sporca di sangue scappar via da via Marsala alle ore 9 - scrive Delfino Pesce, sottolineando la tempistica coincidente con l’orario del delitto - intrattiene una lunga conversazione con la professoressa Bacchioni”. E la Bacchioni cosa le risponde? Lo si legge nello stralcio: “La Polizia invece non ne sapeva niente e mio figlio gli ha detto… ‘guardi che io ho letto di questa ragazza madre’… dice… ‘secondo me… è questa Cecere… come si chiama, Anna… però guardi… a mio giudizio, non so se conoscesse la Nada perché era venuta nello studio una volta”. Il particolare collima con quanto dichiarato da Soracco, ma c’è anche di più: il principale, evidentemente esasperato da qualche atteggiamento della donna, aveva chiesto alla segretaria di fare da barriera, rispetto alle insistenze di questa persona.
 
“Gli telefonava - conferma la Bacchioni alla misteriosa interlocutrice - e mio figlio aveva detto alla Nada… ‘non me la passare più’… perché era stufo che questa qui venisse lì a lamentarsi che quel ragazzo…”. La interrompe l’altra persona: “Vedi che allora è vero che… era gelosa anche del… lavoro”. “Ma non lo so” risponde la Bacchioni. E la “signorina”, ancora più decisa: “Sììì… l’è matta”, ripetuto quattro volte, in dialetto ligure. E in italiano: “Matta, matta, matta”. Ma di cosa si lamentava la Cecere, e a quale “ragazzo” si sarebbe riferita, secondo la madre del commercialista? A queste domande non si trova risposta. La “signorina”, che pure parla con una certa confidenza alla vedova Soracco, dopo quasi trent’anni non ha ancora un nome. Se anche lo si trovasse, è possibile sia ormai morta.
 
“Resta da spiegare - commenta Delfino Pesce - cosa possa aver indotto il Soracco a chiedere alla sua segretaria addirittura di non passargli più le telefonate della Cecere”, tanto più che “la frequentazione è sempre stata però descritta da entrambi come superficiale”. Nella telefonata c’è anche altro, ne parla la Bacchioni: “La sera stessa… guardi… la sera stessa che è morta la Nada… al pomeriggio alle due è morta la Nada… alla sera lei ha telefonato ad un’amica di mio figlio dicendo di dire a Marco se può dargli il posto della Nada”. L’amica, al riguardo, avrebbe aggiunto: “Io son rimasta talmente scandalizzata che le ho buttato giù il telefono”. Chi è quest’altra persona? Non è emerso, almeno negli atti già pubblicati. Ma la circostanza della telefonata, avvenuta la sera del 6 maggio, è stata confermata da Soracco dopo la riapertura delle indagini. Così come è certo che Soracco, già intercettato, avesse ricevuto a casa un’altra chiamata: “Sono Anna, io non sono innamorata di te. Anzi, mi fai proprio schifo”. Tutto lì, dalla voce di una donna che parlava da una cabina telefonica, vicino al palazzo di via Marsala ma anche all’abitazione di Annalucia Cecere, distanti tra loro solo poche decine di metri.
 
Dal 1996 l’allora 28enne addetta alle pulizie, ex ragazza madre, non vive più in Liguria. Si è trasferita a Boves, si è sposata e rifatta una famiglia, ha lavorato per un po’ come maestra e ha buttato alle spalle tutta la sua vita precedente, finché il passato non è tornato per bussarle alla porta. Da quel passato, invece, non sono mai uscite altre donne: la mamma di Nada, Silvana Smaniotto, la sorella Daniela, anche la nipote, Eleonora Canevari, che nel 1996 non era nemmeno nata e che sua zia l’ha conosciuta solo attraverso le foto, le stesse che abbiamo ripreso cento volte in questi anni, dagli album di famiglia. La vacanza a Parigi, l’immagine di Nada pensierosa sul terrazzo di casa o sorridente insieme a un’amica, la fototessera della carta d’identità. “Mi auguro che qualcuno si metta la mano sul cuore che fino ad oggi non ha avuto - ha scritto Eleonora dopo l’udienza dal gup - e decida di fare il passo nella direzione giusta, e giusta veramente. Non è mai troppo tardi per riscattarsi, c’è sempre tempo e in cambio non potrà che ricevere perdono, nessuna vendetta, in fondo siamo tutti esseri umani fatti di carne e di spirito”.

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