BOVES - Omicidio Nada Cella, la Procura chiede sei mesi per chiudere le indagini

Il pm genovese Gabriella Dotto ha formulato la richiesta di proroga, prima di decidere se chiedere il rinvio a giudizio di Annalucia Cecere o l’archiviazione

a.c. 17/03/2023 07:30

Sei mesi in più per arrivare a una decisione sul destino dell’inchiesta relativa alla morte di Nada Cella. Lo chiede al gip di Genova il sostituto procuratore titolare del fascicolo, Gabriella Dotto.
 
Il pm ha riaperto nel 2021 un’indagine vecchia già allora di venticinque anni, iscrivendo nel registro degli indagati Annalucia Cecere per omicidio e Marco Soracco con la madre Marisa Bacchioni per false dichiarazioni. Contro la Cecere, ex maestra elementare trasferitasi a Cuneo in quello stesso 1996, oggi residente a Mellana di Boves con la famiglia, ci sono gli indizi raccolti dalla criminologa Antonella Delfino Pesce e dall’avvocato dei Cella, Sabrina Franzone.
 
La 24enne Nada Cella venne massacrata nella mattina del 6 maggio 1996 a Chiavari, nello studio del commercialista Soracco per cui lavorava da alcuni anni. Da allora è mistero fitto attorno alla sua morte, uno dei “cold case” più incredibili d’Italia, nel quale si sono intrecciati gravi errori dei primi inquirenti e rivelazioni clamorose. La nuova ipotesi emersa è che la Cecere, all’epoca anche lei residente a Chiavari e conoscente di Soracco, possa aver ucciso la giovane segretaria in un accesso d’ira, per gelosia nei confronti dello stesso Soracco con cui avrebbe voluto una relazione.
 
Per verificare questa pista la Procura di Genova, succeduta nella titolarità dell’inchiesta alla scomparsa Procura di Chiavari, ha disposto il sequestro del motorino dell’unica indagata e richiesto ai genetisti nuove analisi sui reperti di Dna femminile trovati sulla scena del delitto - e mai identificati. Il lavoro degli esperti, guidati dal dottor Emiliano Giardina (lo stesso del caso Gambirasio), si è protratto dal novembre 2021 allo scorso febbraio, senza offrire certezze agli investigatori. I reperti non sono sufficienti per attribuire con certezza quel materiale genetico, per giunta degradato da un precedente esame e dal cattivo stato di conservazione.
 
Davanti alla Procura sono aperte due strade: o l’archiviazione, o la richiesta di rinvio a giudizio della Cecere. Ammesso che il pm voglia tentare questa seconda opzione, servono però riscontri sufficienti da offrire al giudice per le indagini preliminari. Si è parlato nelle ultime settimane di un testimone a sorpresa, forse una delle persone già sentite nell’immediatezza dei fatti che ha ricordato nuovi particolari. Sarebbe comunque un altro elemento indiziario su cui sostenere le accuse, a meno che non arrivino inattesi sviluppi dagli ulteriori esami genetici che potrebbero essere disposti.

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