CUNEO - Palpeggiò una minorenne nel bagno di un bar, condannato per abusi sessuali

L’uomo, padre di tre figli, ha ammesso solo di essersi appartato con la ragazza per fumare uno spinello: “Non c’è stata nessuna avance”

a.c. 01/12/2021 19:46

 
Un anno e dieci mesi di reclusione, con il beneficio della condizionale, è la pena comminata dal tribunale a un maghrebino residente a Cuneo, condannato per abusi sessuali nei confronti di una minorenne.
 
La ragazza lo aveva denunciato nel novembre del 2019, affermando di essere stata oggetto di molestie da parte dell’uomo nel corso di una festa. I fatti si erano svolti all’interno di un bar, in un paese della valle Stura dove all’epoca risiedevano ambedue. La giovane era nel locale in compagnia di alcune amiche fin dalle prime ore della serata, mentre l’adulto, suo conoscente di lunga data, vi si era recato da solo a un’ora più tarda. Entrambi hanno ammesso di aver bevuto alcolici e di essersi ritrovati nel bagno: a quel punto, secondo la ragazza, l’uomo l’avrebbe palpeggiata fino a che lei era riuscita a divincolarsi e guadagnare l’uscita.
 
L’imputato ha fornito in sede di esame una diversa versione dei fatti: “In bagno avevo acceso una canna e lei mi ha chiesto di fare qualche tiro. Avevamo già fumato assieme altre volte ma non sapevo che lei fosse minorenne, quella sera avevo anche bevuto”. Quanto al resto, però, non ci sarebbe stata alcuna avance sessuale: “Tutto è nato da una discussione con il suo fidanzato, sopraggiunto in un secondo momento. Lei ci ha visti litigare e si è messa a piangere”. L’uomo ha anche spiegato di averla contattata in seguito su Facebook, per convincerla a ritirare la denuncia. Nella stessa serata, i carabinieri erano intervenuti nel locale per sedare una rissa tra il marocchino - in evidente stato di alterazione alcolica - e altri avventori.
 
Il sostituto procuratore Francesca Lombardi ha dato credito alle dichiarazioni della querelante e di una sua amica, anche lei minorenne, che ha raccontato di essere stata molestata a sua volta ma non ha sporto denuncia. A carico dell’imputato, incensurato e padre di tre figli, pesavano inoltre le dichiarazioni rese da un militare fuori servizio che quella sera era presente nel bar. Il testimone aveva riferito di aver visto la giovane agitata dopo che era uscita dal bagno: lei stessa aveva confidato che il suo conoscente aveva cercato di bloccarla. Oltre che della molestia sessuale, l’uomo doveva rispondere di minaccia nei confronti del titolare del bar: quest’ultimo aveva però ritirato la querela dopo il rinvio a giudizio.
 
Per l’avvocato Giulia Dadone l’accusa “fa leva solo sulle dichiarazioni delle persone offese e non su quanto emerso durante tutta l’istruttoria dibattimentale”. Il legale ha sottolineato alcune possibili incongruenze nelle dichiarazioni rese dalla presunta vittima e dalle sue amiche: “Afferma di non aver nemmeno provato a chiedere aiuto perché ‘c’era troppo rumore’, ma non è un comportamento istintivo in quei casi. Inoltre è rimasta nel bar per ore dopo l’episodio, senza riferire niente. I carabinieri sono arrivati perché chiamati da un’altra persona, non da lei, per via della rissa”.
 
I giudici del collegio hanno comunque ritenuto provato l’abuso. Un verdetto di assoluzione è stato invece pronunciato in riferimento all’ipotesi di minaccia.

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