CUNEO - Patteggiano in due per la maxi truffa all’ospedale Santa Croce di Cuneo

Il nosocomio pagò 855mila euro alla Sanitor di Nichelino per forniture mai ricevute. Il meccanismo tenuto in piedi per anni dall’infermiere Antonio Iannicelli

Andrea Cascioli 28/05/2021 16:20

 
Avevano messo in piedi una truffa da centinaia di migliaia di euro ai danni dell’ospedale di Cuneo che è durata per almeno sei anni. Fino a quando la nuova farmacista del Santa Croce e Carle ha deciso di controllare se gli acquisti spropositati di alcuni materiali medici, in particolare i “rocchetti” in filo di titanio e i fili da sutura, corrispondessero a quelli effettivamente impiegati nelle sale operatorie.
 
I chirurghi in realtà non ne sapevano nulla e si è arrivati così a sospettare dell’infermiere caposala che si occupava degli approvvigionamenti per il blocco operatorio: Antonio Iannicelli, 57 anni, era colui che segnalava gli ordini di materiali e attrezzature all’azienda ospedaliera. A insospettire gli inquirenti il fatto che tutte le bolle di consegna fossero firmate dallo stesso Iannicelli, aggirando la procedura.
 
Nell’agosto 2019 il coordinatore infermieristico era finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione Titanio della Guardia di Finanza, condotta dal procuratore capo Onelio Dodero. Poche settimane dopo era stato arrestato anche il 71enne Luigi Martinelli di Vinovo, titolare dell’azienda Sanitor sas di Nichelino che riforniva il blocco operatorio. La Procura ha accertato nel complesso anomalie per 855.746 euro tra il 2014 e il gennaio 2019: in particolare erano stati pagati materiali “in eccesso” per circa 95mila euro nel 2014, 145mila euro nel 2015, 167mila nel 2016, 229mila nel 2017, 188mila nel 2018, 25900 a gennaio 2019.
 
Vista la mole impressionante di presunti acquisti, gli inquirenti hanno ipotizzato da subito che non si trattasse di vendite in nero ma di un mero espediente contabile per far figurare consegne in realtà mai ricevute dall’ospedale. La Sanitor, un’azienda con appena tre dipendenti, in effetti non aveva in magazzino simili disponibilità di materiali e nemmeno risultava aver effettuato ordinativi di quella mole. L’infermiere Iannicelli ha in seguito ammesso di aver ricevuto all’incirca 30mila euro dal fornitore di Nichelino per “gonfiare” gli ordini: Martinelli gli faceva avere le bolle tramite il suo magazziniere e factotum Pierluigi Balansino, anche lui finito sotto inchiesta per corruzione e truffa aggravata.
 
A carico dei tre indagati sono stati disposti decreti di sequestro preventivo e successive confische. Congelati anche tutti i conti della Sanitor, dalla quale però - secondo le ipotesi dell’accusa - il titolare avrebbe portato via per tempo almeno 400mila euro. Un ulteriore risvolto riguarda il filone torinese dell’inchiesta: la Sanitor avrebbe messo in piedi lo stesso “giochetto” ai danni della Città della Salute di Torino, in particolare del reparto ginecologia dell’ospedale Sant’Anna.
 
Un’operazione che secondo i riscontri acquisiti dalle Fiamme Gialle di Cuneo avrebbe fruttato 1 milione e 369mila euro, giovandosi della complicità di una caposala che è stata per questo accusata di peculato. Il meccanismo della truffa in quel caso era un po’ diverso perché a Torino le consegne venivano davvero effettuate, ma poi ritirate in un secondo tempo: al momento della perquisizione, la caposala aveva un’ingente quantità di scatoloni ancora da “restituire”.
 
L’infermiere Iannicelli e il magazziniere Balansino hanno ammesso le proprie responsabilità e optato per il patteggiamento di fronte al gip Cristiana Gaveglio: per Iannicelli è arrivata una condanna a due anni di carcere con sospensione condizionale, mentre Balansino - scagionato dalle accuse di corruzione - è stato condannato a un anno per truffa aggravata. Il solo Luigi Martinelli, imprenditore titolare della Sanitor, andrà a giudizio in dibattimento: il prossimo 16 giugno è in calendario l’udienza filtro.

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