BORGO SAN DALMAZZO - Perseguitava la ex con messaggi e “regalini”: condannato per stalking

La vittima è una giovane di Borgo San Dalmazzo. Il ragazzo, finito agli arresti domiciliari, non accettava la fine della loro storia: “Per lui ero un mero oggetto”

a.c. 06/09/2022 19:01

Non c’era violenza né autentiche minacce, ha spiegato l’autrice della denuncia. C’era, però, un’autentica ossessione per la ragazza, una borgarina oggi 23enne, perché non accettava di proseguire quella storia con lui, un 28enne di Carmagnola che a causa di questa vicina è finito anche agli arresti domiciliari.
 
“Ricevevo email su tutti gli indirizzi, chiamate a notte fonda, messaggi da account Instagram e Facebook creati apposta da lui. Mi diceva che avrebbe voluto una figlia da me, mi inviava annunci immobiliari” ha raccontato lei. La relazione, durata due anni e mezzo, si era chiusa all’inizio del 2021. Ma R.V., classe 1994, residente a Carmagnola e con un impiego stabile a Borgo San Dalmazzo, voleva opporsi a questo finale: “Per lui ero un mero oggetto: mi ha sempre detto che era sicuro dei suoi sentimenti e che contava solo questo, se avevo problemi avrei dovuto risolverli da sola”. Dai regalini lasciati davanti alla porta si sarebbe così passati a una vera persecuzione, tanto da costringere la famiglia a staccare il citofono: “In più occasioni mi ha superato in auto con manovre spericolate, voleva costringermi ad accostare fingendo di avere attacchi di panico”. Dopo l’ultimo episodio, in giugno, era partita la denuncia: la ragazza, in auto con il fratello, si era vista costretta a fermarsi dal suo ex. Una volta sceso lui aveva scagliato un pugno contro il finestrino della propria macchina, mandandolo in frantumi e procurandosi una vistosa ferita.
 
A seguito di ripetute violazioni del divieto di avvicinamento, a carico del giovane erano scattati gli arresti domiciliari. Quando i carabinieri gli avevano notificato la misura, aveva risposto con una frase inquietante: “Fate solo ridere, queste cose non servono a nulla: voi non siete in grado di difenderla, volendo potrei ucciderla tranquillamente”. Per questa affermazione il giovane ha voluto fare pubblica ammenda in tribunale: “In quel periodo non stavo bene, mi sono sentito accusare di cose che non le ho mai fatto. Volevo solo dimostrare che la amavo, ma in una relazione sana non dovrebbe succedere questo”.
 
Il sostituto procuratore Carla Longo ha sottolineato come la ragazza domandasse soltanto di “essere lasciata in pace”: “Lei non serba alcun rancore nei confronti dell’imputato e non si è voluta costituire parte civile”. Ciò non toglie, ha aggiunto la rappresentante dell’accusa, che le condotte contestate fossero piuttosto gravi: “Si è arrivati alla violazione dell’abitazione, dopo che già aveva costretto la famiglia della persona offesa a staccare il citofono. Messaggi, chiamate, mail sono stati inviati col suo numero personale e con il cellulare di lavoro, oltre che attraverso la creazione di una serie di account con pseudonimi. Il tentativo di instaurare contatti con la famiglia si è spinto fino ad avvicinare la nonna della persona offesa, un’anziana con problemi di mente”. Questo “accanimento psicologico”, come lo ha definito il pubblico ministero, ha giustificato la richiesta di una condanna a due anni e sei mesi.
 
Ad essa si è opposta l’avvocato Serena Lequio, difensore dell’imputato: “È vero che lui volesse mantenere i contatti anche dopo la fine della relazione. Possiamo imputargli di aver esagerato coi messaggi ma questa pressione non ha mai generato alcun timore, non si è mai parlato nemmeno di insulti”. La querela, ha aggiunto il legale, “parla di episodi che con lo stalking centrano ben poco: anche l’ingresso abusivo in casa di lei si è concluso con lui che è stato fatto uscire, senza che la ragazza si fosse messa a urlare”. In ogni caso “non ha mai voluto ledere né moralmente, né fisicamente: non le scriveva o portava regali con l’obiettivo di farla stare male o procurarle timori”.
 
Il giudice Sandro Cavallo ha condannato il giovane a un anno e quattro mesi di detenzione, sostituendo i domiciliari con il divieto di avvicinamento alla persona offesa e di accesso al comune di Borgo San Dalmazzo.

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