CUNEO - Processo Direkta, la madre di Matteo Renzi è assolta anche in appello

I giudici di Torino hanno confermato la sentenza di primo grado emessa a Cuneo. Laura Bovoli era imputata per la bancarotta di un’azienda di Sant’Albano Stura

Andrea Cascioli 18/07/2025 13:38

Conferma il verdetto di primo grado a Cuneo la sentenza della Corte d’Appello di Torino nei confronti di Laura Bovoli e di due coimputati per il concorso nella bancarotta della Direkta di Mirko Provenzano. La madre dell’ex premier e presidente di Italia Viva Matteo Renzi era stata assolta nel 2021 insieme a Paolo Buono e Franco Peretta, mentre altri tre coimputati, Bruno Pagamici, Vincenzo Misiano e Donatella Spada, erano stati condannati. La sentenza con cui i giudici hanno rigettato l’appello proposto dal pm è arrivata dopo circa due ore di camera di consiglio. Per Pagamici la condanna, confermata, è stata ridotta a due anni e quattro mesi dai precedenti tre anni, otto mesi e quindici giorni. Le accuse nei confronti di Misiano e Spada sono state invece prescritte. Bovoli era imputata in qualità di amministratrice della Eventi 6, la società di famiglia dei Renzi, attiva nella distribuzione pubblicitaria. I fatti risalgono al 2014 e prendono avvio dal crac di un’azienda, la Direkta di Sant’Albano Stura, che per conto di Eventi 6 curava la distribuzione di depliant pubblicitari in provincia di Cuneo. I volantini, distribuiti per conto di alcune grandi catene di supermercati, venivano consegnati attraverso le cooperative del gruppo GSI di Giorgio Fossati. Il procedimento è nato da una denuncia di quest’ultimo, a seguito di crediti accumulati per un milione e 300mila euro nei confronti della Direkta. Per opporsi alle ingiunzioni di pagamento, da lui ritenute spropositate, Provenzano aveva chiesto alla Eventi 6 di produrre note di credito in base alle quali si potessero imputare presunti disservizi alle cooperative, imponendo loro il pagamento di penali e abbattendo così i debiti accumulati con Fossati. Analoga richiesta era stata avanzata al direttore commerciale della Gest Espaces, Paolo Buono, un altro dei principali committenti di Direkta. Oltre a Bovoli e Buono, erano imputati i due commercialisti della Direkta, Peretta e Pagamici, e due collaboratori di Provenzano, Misiano e Spada. È certo che i rapporti tra Provenzano e i Renzi andassero ben al di là delle questioni lavorative: Lalla e Tiziano avevano invitato più volte l’imprenditore alessandrino ad assistere insieme a loro alle partite della Fiorentina. “Provenzano bussava in continuazione alla porta di Eventi 6 per chiedere lavoro e finanziamenti. Spesso andava a Firenze a trovare i suoi amici e tornava con delle idee, a volte con delle sorprese” aveva ricordato in aula Pagamici. Una “sorpresa” era stato, per esempio, il finanziamento da 250mila euro sottoscritto nel settembre 2012 in favore di due testate giornalistiche toscane, Il Reporter e Chianti News, amministrate da uno degli uomini di punta del “giglio magico” di Renzi, Patrizio Donnini. Operazione che avrebbe aggravato ancor più il dissesto dell’azienda di Sant’Albano, stando a quanto ricostruito a posteriori dal curatore fallimentare. Le difese di Bovoli e Buono, rappresentate rispettivamente dagli avvocati Stefano Bagnera e Dora Bissoni, hanno sempre contestato che le note di credito emesse da Eventi 6 e Gest Espaces avessero in effetti ritardato la bancarotta Direkta. Le note, in ogni caso, si riferivano a disservizi che i committenti ritenevano realmente esistenti: a riprova delle inadempienze si è citata fra l’altro la perdita di un grosso cliente come Carrefour. Di certo c’è che la Direkta mandava al macero un quantitativo abnorme di volantini: qualcosa come 2700 tonnellate di carta nel solo 2011 e altre 2242 tonnellate l'anno dopo. “Non so perché continuassero a stampare più volantini di quanto fosse necessario” ha ammesso Provenzano, quantificando in una percentuale attorno al 70% il materiale finito nella carta straccia prima ancora che in una buca delle lettere. “La verità arriva, prima o poi. Tante sofferenze ma poi arriva” aveva dichiarato Matteo Renzi dopo il verdetto di primo grado, con una dichiarazione di affetto pubblica nei confronti della madre accusata: “Ti voglio bene, mamma. Scusami se hai dovuto subire tutto questo per colpa mia”.

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