TARANTASCA - Rapina in casa e violenze su un’anziana a Tarantasca, anche una donna tra i presunti complici

Insieme al compagno avrebbe fatto da basista al gruppo di banditi armati di pistola, arrivati dal Portogallo per portare a termine un colpo pianificato nei dettagli

Andrea Cascioli 09/06/2025 11:00

È accusata di aver fornito supporto materiale e ospitalità a un gruppo di rapinatori, effettuando anche qualche perlustrazione nei dintorni dell’abitazione in cui si doveva trovare un “tesoro”. Il bottino, in realtà, fu poca cosa: appena 3.500 euro, trovati in un cestino di vimini, e un anello in oro. Ottenuti dopo aver pestato a sangue la padrona di casa, una 75enne di Tarantasca.
 
Per quel brutale episodio, consumato nel marzo 2023, una donna è oggi a processo come presunta complice di organizzatori ed esecutori materiali del colpo. Mariana Paun, romena, conviveva a Savigliano con Mauro Bono, 72enne di origini savonesi che era stato fra i mandanti insieme ad altri tre uomini, Claudio Brugiafreddo (classe 1960, residente a Savigliano e già condannato per analoghi reati), Teresio Isoardi (classe 1956, residente a Venasca) e Gabryel Raymond Rascar (francese, classe 1998). Tutti loro sono già stati condannati, insieme ai due che fecero irruzione nella villetta armati di pistola, Nelson Rodrigues e Nuno Rafael Ferreira das Neves.
 
Erano arrivati addirittura dal Portogallo, a bordo di un’auto con targa francese messa a disposizione da Rascar. Bono e la compagna, insieme a un terzo complice, li avrebbero recuperati dopo il colpo. La mattina stessa Bono aveva denunciato ai carabinieri di Savigliano il furto della sua Jeep, poi ritrovata abbandonata in una scarpata: un tentativo di sviare gli investigatori dopo aver portato a termine il piano.
 
La compagna dell’allora 72enne sostiene di essere estranea alle manovre del convivente e dei suoi complici. In casa, i rapinatori non avevano lesinato violenze per ottenere quello che cercavano: la proprietaria era stata minacciata con la pistola (una Smith & Wesson calibro 38, procurata da Bono), colpita al volto e al naso e gettata a terra e contro un muro. I malviventi le avevano messo uno straccio in bocca, trascinandola al piano terra per farsi consegnare oro e denaro. Poi le avevano legato braccia e gambe e si erano allontanati, insoddisfatti: pensavano di trovare due milioni di euro, in base alle “soffiate” dei complici. Alla fine la donna, terrorizzata, aveva riportato un trauma cranico e facciale e una frattura alla spalla, con una prognosi di quaranta giorni.
 
“La signora balbettava, l’abbiamo tranquillizzata” ha raccontato in aula il vicebrigadiere Luca Murru, uno dei primi ad accorrere dopo la chiamata del marito della vittima, rientrato in casa. I carabinieri ci avevano messo poco a risalire a Bono, trovando la pistola nella cucina della sua abitazione, in una valigetta scura nascosta dietro un divano. La convivente, racconta un militare, appariva “irritata per la situazione”.
 
Il prossimo 16 luglio i giudici ascolteranno altri testimoni.

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