ENTRACQUE - Resta un mistero la morte di Angelo Giordana: pestaggio o caduta accidentale?

Le perizie dei medici non cancellano i dubbi sul possibile omicidio dell’agricoltore di Entracque

Andrea Cascioli 22/11/2019 19:19

 
Di sicuro c’è soltanto che un uomo è morto. Quanto al come e al perché, nemmeno dopo sette udienze davanti alla Corte d’Assise si è riusciti a mettere punti fermi.
 
L’udienza odierna nel processo per la morte di Angelo Giordana, l’agricoltore entracquese di 76 anni trovato cadavere nella sua abitazione il 20 gennaio 2017, avrebbe dovuto chiarire molti punti oscuri nella vicenda giudiziaria che vede imputati due vicini di casa dell’anziano, Stefano Giordano e Osvaldo Audisio. In concreto, l’esame dei consulenti medici ha suscitato più interrogativi che risposte.
 
Giordana, unico abitante della borgata Tetti Dietro Colletto insieme allo stesso Giordano, venne ritrovato nudo, in posizione supina, disteso sul pavimento di casa sua. La causa della morte è un assideramento e su questo, almeno, concordano sia i periti della Procura che quelli delle difese. Il sospetto è però che la tragica fine dell’uomo sia stata provocata in maniera indiretta da un pestaggio. L’anziano sarebbe stato tramortito all’esterno della sua abitazione, e lo shock provocato dalle basse temperature invernali ne avrebbe causato il successivo assideramento, sopraggiunto quando era ormai rientrato in casa.
 
È questa l’ipotesi formulata dai medici legali Mario Abrate e Roberto Testi, che avevano effettuato l’autopsia: “Non si può sapere se sia andato in ipotermia e abbia avuto un evento cardiaco terminale, o se invece sia stato questo evento cardiaco a fargli perdere conoscenza e determinare l’ipotermia” ammette il dottor Testi. Di certo, però, “non è facile finire in ipotermia nel proprio domicilio, a maggior ragione per una persona abituata a vivere in una cascina di montagna. A meno che non le succeda qualcosa”. Attorno a questo ‘qualcosa’ ruota tutta la sostanza di questo processo. Perché su quel cadavere c’erano tante, troppe ferite difficili da spiegare. L’attenzione degli esperti si è concentrata in particolare sulle ecchimosi al volto: una sulla fronte, una attorno all’occhio destro, una alla radice del naso. Tutte vistose e tutte compatibili, secondo i consulenti della Procura, con un pestaggio: “Un soggetto che si procuri in modo accidentale tante lesioni e di quel tipo non l’ho mai visto” dichiara il dottor Testi, senza con ciò escludere in modo assoluto nessuna ipotesi, dal momento che “i singoli traumi potrebbero anche essere compatibili con una caduta”. A far la differenza, insomma, è la quantità di lividi ed escoriazioni riscontrata.
 
Per alcune di queste non sarebbe affatto sbagliato parlare di “lesioni da difesa”, sostengono Testi e Abrate: vale soprattutto per le ferite sul dorso dell’avambraccio sinistro e sulla superficie del gomito destro che possono indicare “un impatto con un corpo contundente non troppo irregolare”, mentre quella vicina all’ascella destra “potrebbe suggerire un afferramento”. Quanto al livido sull’occhio, l’ipotesi che sia dovuto a un pugno incassato sul volto resterebbe comunque la più probabile.
 
Di ben diverso avviso i due esperti, Lorenzo Varetto e Gianluigi Bossi, chiamati dalle difese a valutare i referti autoptici: “Si è detto che quelle agli arti superiori sarebbero ‘lesioni da difesa’. Ma la letteratura medica afferma che quelle alle braccia e alle mani sono le lesioni accidentali più comuni tra i morti per assideramento” sottolinea il dottor Varetto. Anche l’ecchimosi orbitale, continua il perito della difesa, “non deriva da alcun pugno ma è conseguenza della ferita più profonda sulla fronte”, mentre sarebbe errato attribuire a uno ‘strattonamento’ i piccoli lividi sotto l’ascella.
 
Attenzione, così come i medici interpellati dai pm Chiara Canepa e Giulia Colangeli propendono per il pestaggio ma non escludono la caduta, allo stesso modo gli esperti consultati dai legali di Giordano e Audisio non reputano impossibile che l’agricoltore possa essere stato vittima di un’aggressione, foss’anche soltanto una spinta dalle scale. Ma l’opzione più probabile a loro giudizio è un’altra e chiama in causa un fenomeno che colpisce sovente le vittime di assideramento: è la cosiddetta ‘ricerca della tana’, ovvero il tentativo scoordinato e irrazionale di cercare un riparo al sopraggiungere dell’ipotermia. Questa eventualità spiegherebbe i lividi e le abrasioni nonché lo ‘svestimento paradosso’ di cui hanno parlato anche i consulenti dell’accusa, cioè l’istinto a denudarsi nel momento in cui crollano tutte le difese corporee dal freddo. Ecco perché, secondo i periti, Angelo Giordana era nudo quando è sopraggiunta la morte.
 
Sono dubbi che il processo, ormai alle battute finali, non sembra aver dissipato. Il prossimo 13 dicembre il tribunale ascolterà gli ultimi testimoni e la versione degli imputati, prima della chiusura dell’istruttoria.

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