MONDOVÌ - Rifornimenti di gasolio ‘taroccati’ alla Polstrada, chiesta una condanna

Le indagini a carico della X Fuel, avviate a Mondovì, consentirono di scoprire una grossa frode ai danni della società Autostrade

a.c. 23/01/2020 21:28

 
Ha parlato di un’”oliata macchina per truffare la pubblica amministrazione” il pubblico ministero Alessandro Borgotallo, tirando le somme dell’ultimo stralcio processuale legato alla vicenda della X Fuel. L’azienda abruzzese aveva vinto un appalto della società Autostrade spa per la fornitura di gasolio da riscaldamento, destinato a caselli e caserme della Polizia Stradale lungo l’intera rete autostradale.
 
I rifornimenti però erano inferiori al dovuto: dalle indagini, avviate dalla Polstrada di Mondovì e proseguite a livello nazionale, era emerso che la X Fuel tratteneva grandi quantitativi di carburante che veniva rivenduto in ‘nero’ ad altri acquirenti compiacenti. Nel maggio 2012 erano scattati gli arresti per undici persone coinvolte, tra cui il titolare dell’azienda A.L., che ha patteggiato la pena di un anno e dieci mesi davanti al gup di Mondovì e ha restituito alla società Autostrade 5mila litri di gasolio.
 
Dopo varie sentenze e patteggiamenti, a processo davanti al tribunale di Cuneo è rimasto soltanto il contabile, T.C., un 56enne residente a Civitella Roveto (L’Aquila). Secondo il rappresentante della Procura, era impossibile che chi gestiva i conti fosse all’oscuro di tutto: “Sono emersi 250mila euro di disavanzo, la X Fuel lavorava addirittura sottocosto. E poteva permetterselo proprio perché la differenza veniva coperta con gli introiti del carburante che sarebbe dovuto andare alla pubblica amministrazione e veniva invece rivenduto in ‘nero’”.
 
Si erano rivelati centrali nel corso delle indagini i colloqui telefonici tra gli indagati. Un aspetto curioso è legato al fatto che la Procura di Cuneo si sia rivolta al brigadiere Antonio Di Giacomo, di origini abruzzesi, per tradurre le intercettazioni in dialetto.
 
Secondo il pubblico ministero, quelle conversazioni provano che T.C. fosse consapevole e complice di tutto ciò che accadeva nell’impresa per cui lavorava. Per lui sono stati chiesti due anni e quattro mesi di reclusione e una multa di 6mila euro. Il patrono di parte civile ha inoltre avanzato la richiesta di un risarcimento dei danni per la società Autostrade e di una provvisionale fissata in 23mila euro.
 
La difesa ha chiesto invece l’assoluzione, sostenendo che le telefonate forniscano una conferma dell’estraneità dell’imputato alla frode.
 
La sentenza del giudice è attesa per il prossimo 20 febbraio.

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