CUNEO - Rubavano in casa di anziani soli, sgominata una banda di ladri. Il Questore: ''Banditi della peggior specie''

Ecco chi sono gli arrestati nell'operazione di stamane. Una ventina i colpi accertati nel Cuneese: Busca, Demonte, Barge e Casalgrasso

s.m. 20/10/2020 13:49

 
Una vera e propria associazione a delinquere quella sgominata all'alba di stamattina, martedì 20 ottobre, dalla Polizia di Stato nei campi nomadi del Piemonte, che ha portato all’arresto di sei persone e all’emissione di quattro misure cautelari. L’operazione coordinata dal dirigente della Mobile di Cuneo, Pietro Nen, e presentata stamane presso la Questura, è stata ribattezzata ‘Family Affairs’ perché tutti i membri del sodalizio criminale, di etnia sinti, sono imparentati tra loro. Sono responsabili di una ventina di furti avvenuti nel Cuneese, nel Torinese, in Valle d’Aosta e nell’Astigiano. Nella Granda sono stati colpiti Busca, Casalgrasso, Demonte e Barge ma si sospetta che il gruppo sia responsabile di molti altri colpi.
 
Il modus operandi era sempre il medesimo: fingevano di essere impiegati di servizio pubblico, indossando una pettorina solitamente utilizzata da addetti dell’acqua o del gas e, dopo aver carpito la fiducia della vittima (esclusivamente persone sole, anziani o disabili) entravano in casa a coppie o in gruppi di tre con una scusa. Mentre uno distraeva la vittima gli altri facevano razzia di preziosi e contanti. Per capire se in casa c’era qualcuno lanciavano un sassolino sulla finestra con una fionda. “La cosa più odiosa e vigliacca è che individuavano e sceglievano le vittime più deboli, approfittando delle condizioni di difficoltà malattia e vecchiaia: sono banditi della peggior specie” ha osservato il Questore Emanuele Ricifari.
 
“In questi casi il danno non è soltanto patrimoniale, ma anche morale - gli ha fatto eco il capo della Squadra Mobile, Pietro Nen - È stato sconcertante sentire anziani che si sentivano violati nella propria intimità e provavano vergogna per l’accaduto. In molti casi i fatti non vengono denunciati se non persuasi”. Si ipotizza che nel tempo siano riusciti a rubare oltre 300 mila euro. All’alba di oggi, nelle relative perquisizioni, sono stati sequestrati diversi Rolex, circa 20 mila euro in contanti, e molto del materiale che i banditi utilizzavano per i loro colpi: finte pettorine, cartoncini dell’Acda, tesserini falsi, fionde, binocoli e ricetrasmittenti.
 
Dietro le sbarre sono finiti Alfrida Laforè 67 anni, suo marito Osvaldo Barovero 72 anni, che tenevano le fila del sodalizio criminale dalla loro abitazione di San Chiaffredo di Tarantasca. Risiedevano in via del Passatore la figlia Selica Barovero 39 anni (ai domiciliari), e il compagno Valentino Alex Debar, anch’egli 39enne, ora in carcere. In manette anche Gianni Barovero, 40 anni, residente in Cuneo città (si occupava di ‘monetizzare’ gli oggetti rubati), e i cuneesi Romano Debar, 60 anni, e Giacomo Bresciani, 37 anni. Ai domiciliari le altre tre figlie di Alfrida Laforè, vera e propria 'mente' dell'associazione a delinquere, e Osvaldo Barovero: Angela Laura Barovero, 48 anni residente a Volvera, nel Torinese, Claudia Barovero, 49 anni, residente nel campo nomadi di Carmagnola, e Glenda Barovero, 36 anni, di Asti. 
 
Dovranno rispondere del reato di associazione a delinquere finalizzata al furto. “Il reato associativo non è sempre contestato - ha spiegato il Questore Emanuele Ricifari nel suo ultimo giorno di lavoro a Cuneo (da giovedì prenderà servizio a Caltanissetta n.d.r.) -. Se si arriva in fase di indagini preliminari a configurare questo genere di scenario vuol dire che il lavoro degli investigatori è stato concordante dal punto di vista processuale”. “Al danno cagionato alle persone offese si aggiunge il danno all’erario - ha continuato Ricifari -. Queste condotte sono state perpetrate anche e soprattutto durante il lockdown, questi manigoldi approfittavano di circostanze particolari credendo di passarla liscia”. Le indagini, iniziata nello scorso aprile, sono state coordinate dal P.M. Pier Attilio Stea.

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