LIMONE PIEMONTE - Sciatore francese morì sotto una slavina a Limone Piemonte: ‘I soccorsi non erano organizzati’

Per la morte del 35enne nizzardo Eric Potier, avvenuta nel 2016, sono a processo due guide. Oggi è stato ascoltato il consulente della Procura

Un'immagine di Eric Potier dal suo profilo Facebook

a.c. 01/10/2020 17:03

 
Devono rispondere di omicidio colposo le due guide alpine che il mattino del 23 dicembre 2016 avevano accompagnato un gruppo di scialpinisti francesi per un’escursione in eliski. Uno di loro, il 35enne nizzardo Eric Potier, morì a seguito della valanga distaccatasi dalla dorsale nord est del monte Ciamoussé.
 
La Procura di Cuneo sostiene che V.R. e P.C. non abbiano fatto tutto ciò che era possibile per scongiurare il rischio fatale. I due, assistiti dagli avvocati Federico Parini e Vittorio Sommacal, sono comparsi in tutte le udienze del procedimento a loro carico. In quella odierna ha parlato il brigadiere Marco Salsotto dei carabinieri forestali, autore di una perizia tecnica per l’accusa: il consulente si è soffermato in particolare sulla questione del bollettino valanghe, che quel giorno riportava un rischio di livello 3. Tuttavia, il fatto che sulla scala di pericolo questo valore sia considerato “medio” (la valutazione va da 1 a 5) non avrebbe dovuto indurre gli escursionisti a sottostimarlo: “Il pericolo valanghe viene valutato su una scala ampia. Quello del Piemonte, in particolare, è considerato il bollettino più complesso d’Italia per l’estensione e l’eterogeneità dei terreni”. Il giorno precedente, inoltre, la scala era ancora a livello 4 per quel sottosettore: “Questo significa - ha sottolineato il perito - che il rischio previsto per il giorno 23 era un 3 ‘alto’, come si poteva dedurre anche dalla parte testuale del bollettino che fornisce indicazioni più dettagliate”.
 
La slavina staccatasi intorno alle 11 nel vallone delle Giosolette poteva considerarsi prossima a una valanga di grandi dimensioni, secondo la classificazione adottata dagli esperti: “Il pendio era intorno ai 42-47 gradi, quindi estremamente ripido. Con un rischio 3 c’è la possibilità che su pendii anche meno ripidi di quello si verifichi un evento valanghivo”. Le due guide alpine, secondo Salsotto, avrebbero dovuto valutare meglio questa eventualità, soprattutto considerando che nelle precedenti 36 ore l’area era stata interessata da forti nevicate e da venti intensi: “Il vento - ha ricordato il teste - sta diventando una variabile sempre più importante nella valutazione del pericolo valanghe, in conseguenza dei cambiamenti climatici”.
 
Potier, proprietario di un negozio di articoli sportivi in Costa Azzurra, era l’organizzatore di quell’escursione alla quale avevano preso parte insieme a lui altri sette turisti, tutti esperti sciatori muniti di attrezzatura adeguata e dei dispositivi di sicurezza. Due di loro si trovavano già al fondo della discesa insieme alla guida V.R., quando la valanga aveva travolto il 38enne e altri due compagni “spezzando” il gruppo in due. Dalle immagini delle telecamere collocate sui caschi di due degli sciatori è stato possibile ricostruire la dinamica degli eventi precedenti e successivi alla tragedia. Secondo il consulente della Procura, le guide e gli altri membri del gruppo non erano stati imprudenti e avevano allertato con tempestività i soccorsi, ma avrebbero potuto attivarsi nelle ricerche sul posto in modo più organizzato: “Non sono riuscito a capire perché siano rimasti in cresta per diversi minuti. Il coinvolgimento di più persone avrebbe potuto ridurre i tempi di ritrovamento del disperso” ha concluso il perito.
 
Il prossimo 26 ottobre il giudice ascolterà gli altri consulenti.

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