CUNEO - Sentiti i primi testimoni nel processo per bancarotta alla madre di Matteo Renzi

L’istruttoria si è aperta con l’audizione del curatore fallimentare della Direkta srl, società di volantinaggio in rapporti d’affari con la Eventi 6 di Laura Bovoli

Andrea Cascioli 15/01/2020 19:39

 
Si è aperta con la testimonianza del curatore fallimentare della Direkta srl l’istruttoria del processo che vede imputata a Cuneo Laura Bovoli, madre dell’ex premier e attuale leader di Italia Viva Matteo Renzi.
 
L’ex insegnante 69enne è citata in giudizio in qualità di amministratrice della Eventi 6 di Rignano sull’Arno (Fi), azienda di famiglia dei Renzi, per concorso in bancarotta fraudolenta documentale aggravata dall’entità del danno patrimoniale. Il procedimento riguarda il fallimento di una società di volantinaggio con sede a Sant’Albano Stura, la Direkta srl di Mirko Provenzano. Insieme a Bovoli sono imputati i professionisti che gestirono la contabilità della Direkta, Franco Peretta e Bruno Pagamici, l’amministratore della Gest Espaces srl di Carmagnola, Paolo Buono, e due collaboratori di Provenzano, Vincenzo Misiano e Donatella Spada.
 
Costituita nel 2008 e dichiarata fallita nel 2014, la Direkta srl aveva come attività principale la distribuzione di volantini pubblicitari per la grande distribuzione organizzata: lo stesso ramo d’affari in cui opera la Eventi 6 fondata dai coniugi Tiziano Renzi e Laura Bovoli, che a partire dal 2011 ebbe rapporti con la società di Provenzano sia come cliente che come fornitore.
 
Alberto Peluttiero, nominato curatore fallimentare dell’azienda di Sant’Albano Stura, ha ricostruito in aula la complessa vicenda del fallimento. Fino al 2013 Direkta operava tramite incarichi di subappalto con le aziende che ottenevano i contratti dalle catene di supermercati e a sua volta subappaltava la distribuzione dei volantini pubblicitari ad alcune cooperative, tra cui le quattro gestite da Giorgio Fossati. Il meccanismo aveva consentito in un primo tempo di raggiungere un volume d’affari ragguardevole, che aveva superato i 3 milioni di euro nel biennio 2011-2012 ma era sceso a poco più di un milione l’anno successivo. Già a partire dal 2011, infatti, i tempi di pagamento della committenza si erano dilatati sempre di più, aggravando la posizione debitoria della Direkta verso le cooperative.
 
In questo contesto si sarebbe inserito il tentativo di Provenzano di bloccare le azioni portate avanti dalle cooperative di Fossati per ottenere i pagamenti dovuti. Secondo uno dei funzionari della Guardia di Finanza che hanno seguito le indagini, “Provenzano utilizzava le note di credito emesse dalla Eventi 6 per opporsi ai decreti ingiuntivi. Per fare questo nel 2013 richiede documentazione che supporti queste note di credito, facendo riferimento a presunte inadempienze contrattuali”. Questo tentativo di ‘aggirare’ le richieste dei creditori emergerebbe dai contatti email intercorsi fra Provenzano e un avvocato alessandrino e da una mail inviata alla Eventi 6, con la quale Provenzano - facendo riferimento a una precedente telefonata con un certo Andrea - chiedeva all’azienda dei Renzi di rilasciargli note intestate con una data anticipata di un giorno o due rispetto ai decreti ingiuntivi. Lo stesso meccanismo si riscontrerebbe nei rapporti tra la Direkta e la Gest Espaces.
 
Ma gli scambi di favori intercorsi tra Provenzano e la galassia imprenditoriale dei Renzi non si limiterebbero a questo. Nel 2012, infatti, la Direkta srl aveva stipulato un accordo con la Soluzione Grafica di Patrizio Donnini, fondatore dell’agenzia di comunicazione Dotmedia e curatore delle prime edizioni della Leopolda di Matteo Renzi. Il contratto riguardava l’affitto d’azienda del giornale ‘Il Reporter’, un mensile fiorentino che aveva accompagnato fin dai primi tempi l’ascesa dell’allora sindaco della città del Giglio. Per il curatore fallimentare si tratta di una delle principali anomalie nella gestione finanziaria della Direkta. Fin dal 2011, spiega Peluttiero, “il capitale sociale si può ritenere perso perché determinate attività non erano state svalutate nel bilancio della Direkta, soprattutto i crediti vantati presso i committenti”. In altre parole, la società di Provenzano teneva ‘in pancia’ un vasto ammontare di crediti che non poteva più riscuotere perché le aziende debitrici erano insolventi e in alcuni casi già scomparse. Molti di questi crediti riguardavano “imprese prevalentemente toscane legate alle inserzioni pubblicitarie de ‘Il Reporter’: tutte cifre limitate il cui recupero appariva fin dal primo momento infattibile o troppo costoso”. La stessa Soluzione Grafica di Donnini, del resto, avrebbe chiuso i battenti nell’ottobre del 2012.
 
La Direkta invece aveva mantenuto la sua operatività per oltre un anno, anche attraverso il controllo di cooperative riconducibili a Provenzano che portavano avanti l’attività di volantinaggio. Le magagne però non avevano tardato ad emergere: se da principio la società poteva vantare più di un milione di euro di crediti ‘nominali’, al momento del redde rationem si certificherà un passivo di 1 milione e 200mila euro a fronte di attivi registrati per appena 215mila euro. Anche le quattro cooperative di Giorgio Fossati, creditrici della Direkta, verranno poste in liquidazione coatta in seguito al quadro di insolvenza venutosi a creare. Per le vicende relative alla bancarotta della sua azienda Mirko Provenzano ha già patteggiato la pena di un anno e otto mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta documentale distrattiva. L’imprenditore è stato inoltre condannato con rito abbreviato per una serie di reati fiscali legati all’emissione di fatture per operazioni inesistenti e a falsità nelle denunce previdenziali all’Inps.
 
Nella prossima udienza, in calendario per il 5 febbraio, toccherà a lui comparire davanti ai giudici nel procedimento che vede imputati i suoi ex collaboratori, contabili e soci in affari.

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