CUNEO - Si apre il processo alla cooperativa “Per Mano”: in dodici accusati di violenze sui disabili

È il primo filone dell’inchiesta che ha portato all’incarcerazione della direttrice e della coordinatrice della coop sociale di Borgo Gesso

Andrea Cascioli 16/12/2025 19:15

In un’aula gremita di avvocati delle difese e delle parti civili - diciannove le parti private coinvolte, più enti e consorzi tra cui il Consorzio Socio Assistenziale del Cuneese - si è aperto il processo per maltrattamenti a carico di dodici dirigenti e operatori della cooperativa sociale “Per Mano”. La coop di Borgo Gesso, finita al centro di uno scandalo nazionale ad ottobre dopo l’arresto per analoghe ipotesi di reato della direttrice Emanuela Bernardis e della coordinatrice Marilena Cescon, era già stata oggetto d’inchiesta a partire dall’ottobre 2018, a seguito di una segnalazione pervenuta alla Guardia di Finanza. Bernardis e Cescon, tuttora in carcere, sono accusate insieme a un educatore, una psicologa, quattro infermieri e quattro operatori socio sanitari. I fatti contestati sarebbero avvenuti tra il 2014 e l’aprile 2019, periodo durante il quale la cooperativa aveva continuato ad operare accogliendo, oltre agli ospiti del centro diurno socioeducativo-terapeutico “Tetto Nuovo”, anche quelli della casa famiglia “Con Noi” e del nucleo residenziale “Stella Alpina”, collocati in un unico complesso lungo la Sp 422. Il capo d’imputazione, riformulato dopo un primo responso negativo del gip nel 2021, è stato riformulato dal sostituto procuratore Alessia Rosati, titolare anche della seconda inchiesta. Ai vertici si imputa indifferenza e trascuratezza verso i bisogni essenziali e di cura di quindici ospiti, affetti da autismo associato a patologie psichiatriche: alcuni di loro all’epoca dei fatti erano ancora minorenni (il più giovane è un classe 2006). Tra gli episodi citati c’è un caso in cui un ragazzo sarebbe stato colpito con una scarpa al volto da uno degli infermieri, mentre a un altro la psicologa avrebbe schiacciato i genitali con il ginocchio per contenerne gli impulsi sessuali. Incuria e pressapochismo, sostengono gli inquirenti, anche nel variare a piacere le dosi di psicofarmaci o nell’abbandonare gli ospiti per lungo tempo nella cosiddetta “relax room”, dove venivano accompagnati durante le periodiche crisi di agitazione psicomotoria. C’era però, sostiene l’accusa, chi ci finiva soltanto perché “noiosa”, o chi vi veniva lasciata nuda dopo essersi orinata e defecata addosso. Ai disabili sarebbero state somministrate porzioni di cibo inferiori alle porzioni previste dalla dieta, o anche in cattivo stato di conservazione. In un caso, una ragazza sarebbe stata obbligata a camminare con indumenti sugli occhi, perché aveva la fobia del buio. Le eccezioni preliminari sollevate dalla difesa delle imputate Cescon e Bernardis, relative alla competenza del tribunale collegiale e all’acquisizione di un’annotazione di polizia giudiziaria, sono state rigettate dai giudici. L’istruttoria si aprirà il 16 aprile dell’anno prossimo con l’audizione dei primi testimoni: ulteriori udienze sono già in calendario il 21 maggio, il 18 giugno e il 16 luglio. Nel frattempo della cooperativa e dei suoi rapporti con il Consorzio Socio Assistenziale si è tornati a parlare in Consiglio comunale. Nella seduta di lunedì la sindaca Patrizia Manassero aveva preso la parola per ricordare che il Csac non gestiva convenzioni dirette con la coop “Per Mano”: “È vero che nell’erogare i servizi ci si affida molto spesso a cooperative, ma non facciamo l’errore di abbinare le cooperative seguite in affiancamento dal personale del consorzio alle aziende che svolgono attività privata in convenzione”.