CUNEO - Tampona un furgone, inveisce contro gli agenti e viene condannato

Protagonista delle intemperanze in viale Angeli un giovane cuneese, finito a processo per oltraggio. In precedenza si era allontanato inveendo dall’ospedale

a.c. 04/01/2022 11:55

Un pomeriggio di inspiegabili intemperanze è costato a un giovane di Cuneo, P.K.L., un processo penale e una condanna per oltraggio a pubblico ufficiale.
 
A denunciarlo gli agenti della Questura e della Polizia Municipale che lo avevano trovato in viale Angeli, un pomeriggio del novembre 2018, dopo un sinistro stradale. Da quanto è emerso in seguito si è saputo che il giovane, ventunenne all’epoca dei fatti, a bordo della sua auto aveva tamponato un furgone fermatosi in prossimità delle strisce per consentire a un pedone di attraversare. “Il guidatore è arrivato battendo i pugni contro il furgone, mi accusava di avergli tagliato la strada” ha raccontato l’autista del mezzo tamponato, precisando che l’auto che lo seguiva era finita contro un palo della segnaletica stradale in conseguenza dell’urto.
 
A fronte di questi atteggiamenti, l’uomo aveva deciso di chiamare il 112 trovando concorde nella decisione anche l’altro automobilista. All’arrivo dell’ambulanza e dei vigili urbani aveva fornito i suoi documenti e assistito a un diverbio tra il ragazzo e gli agenti, senza però comprendere cosa si fossero detti di preciso. Su quest’ultimo punto hanno riferito in aula gli operanti della municipale e della polizia che quel giorno erano intervenuti sul posto: “Mi ha apostrofato dicendo ‘siete dei c… di m…’ e ‘siete degli incompetenti’” ha spiegato l’ispettore Gianni Maccagno, precisando che al suo arrivo il responsabile del sinistro si era allontanato inspiegabilmente e anche in seguito era apparso in stato di alterazione.
 
“Mentre procedevamo con i rilievi è tornato sul posto, gridando e correndo” ha aggiunto il poliziotto. Più tardi era sopraggiunta la madre del giovane, la quale aveva cercato di calmarlo senza però riuscirci. Agli agenti la donna aveva detto di non poter fornire spiegazioni per il suo comportamento e di non essere a conoscenza di eventuali problemi di carattere psichiatrico. I vigili urbani hanno confermato di aver sentito le ingiurie rivolte dal ragazzo: “Alla nostra richiesta di fornire i documenti aveva risposto ‘ma che c… ne so, vieni tu a prenderli in macchina, non vedi che piove’”. Già in precedenza, la stessa pattuglia era intervenuta presso l’ospedale Santa Croce, dove era stata segnalata la presenza del soggetto che aveva dato in escandescenze a causa di un ritardo nel ritiro di alcune analisi e si era poi allontanato.
 
A carico dell’imputato il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a sette mesi di reclusione. Il difensore aveva obiettato invece che non fossero emersi gli elementi costitutivi del reato, dal momento che “l’unico civile presente a queste ingiurie era il carrozziere e nessuno era stato in grado di riferire quanto successo”. Il giudice ha emesso un verdetto di condanna a quattro mesi, con pena sospesa.

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