TARANTASCA - Tarantasca, denunciò un furto nel suo bar. Ma a processo è finita lei

La Procura sospetta che la donna abbia ‘gonfiato’ l’entità del danno per ottenere un rimborso: ‘Impossibile che tenesse oltre 1200 bottiglie di vino e liquori sul balcone’

a.c. 21/02/2020 18:40

 
Il furto di sicuro c’è stato. Sulla sua entità, però, la Procura di Cuneo nutre seri dubbi. Tanto da chiedere - e ottenere - il rinvio a giudizio a carico di una donna residente a Tarantasca, S.S., madre della titolare di un bar sito a San Chiaffredo: l’accusa è di simulazione di reato e prende avvio dall’integrazione della denuncia che l’imputata aveva presentato ai carabinieri di Busca nell’estate del 2017.
 
La vicenda incomincia nella notte del 14 giugno 2017, quando i carabinieri scoprono il furto e avvisano i proprietari del locale. Le immagini dell’impianto di videosorveglianza ricostruiranno in seguito la dinamica dei fatti: due giovani scendono da un furgone rubato, forzano la porta d’ingresso e rompono un vetro per poi uscire pochi istanti dopo e allontanarsi con una slot e una macchinetta cambiamonete. Il veicolo e gli oggetti sottratti dal bar sarebbero stati ritrovati abbandonati in seguito. Nessuna notizia, invece, sugli autori del furto.
 
Nella prima querela, verbalizzata il giorno successivo, non si fa menzione di altri danni subiti. Solo un mese e mezzo più tardi S.S. si presenta in caserma per un’integrazione della denuncia: qui si afferma che dal bar mancano oltre 1200 bottiglie di vino e liquori, centinaia di pacchetti di caramelle e altre merci. “Vista l’enorme mole di beni denunciati, appare inverosimile quanto dichiarato soprattutto riguardo all’asportazione di bottiglie di vino e liquori” ha riferito in aula il carabiniere che aveva effettuato il primo sopralluogo dopo l’effrazione e raccolto la successiva integrazione di denuncia. Ad alimentare i sospetti degli inquirenti è anche il fatto che le riprese di due delle tre telecamere installate nel locale non sarebbero state consegnate ai militari: “Abbiamo visionato solo le immagini dall’esterno”.
 
Il bar non dispone di un magazzino e la Procura ritiene impossibile che un tale quantitativo di bottiglie e generi alimentari fosse conservato nel luogo indicato da S.S., cioè sul balcone della cucina. A sostegno di questa tesi si sono comunque espressi diversi testimoni ascoltati dal pm Colangeli e dall’avvocato Bottero, tutti amici della titolare e clienti di lunga data del bar che affermano di aver visto sul balcone le stagere a più ante con il materiale inscatolato e di aver ascoltato S.S. lamentarne la successiva scomparsa.
 
L’imputata, dal canto suo, nega di aver voluto ‘gonfiare’ la denuncia per ottenere un rimborso dall’assicurazione: “Lo stesso giorno del furto ho chiamato la compagnia e ho scoperto che la copertura assicurativa stipulata dalla precedente proprietaria del bar era scaduta. Quando ho presentato l’integrazione della querela sapevo di non avere diritto al risarcimento. Il conteggio che ho fatto non era preciso, sono andata a memoria cercando di ricordare quanta merce fosse stata rubata”.
 
Nella prossima udienza del processo si attendono il completamento dell’istruttoria e la discussione finale.

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