CUNEO - Trovato con una bici rubata finisce a processo, ma il giudice lo assolve: ‘‘Credevo l’avessero buttata’’

La disavventura di un cittadino italiano di origini marocchine, residente in Cuneo vecchia. I vigili erano arrivati a lui grazie alle immagini delle telecamere

a.c. 14/01/2021 20:08

 
Con gli agenti della Polizia Municipale che l’avevano trovato in possesso di una bici rubata si è giustificato dicendo di averla trovata a terra in una riva, nei pressi di corso Kennedy, e di aver pensato che fosse stata abbandonata. La stessa versione che ha ripetuto oggi al giudice, venendo infine assolto dall’accusa di furto.
 
Protagonista della disavventura giudiziaria è M.A., cittadino italiano di origini marocchine, residente da tempo con la sua famiglia in un alloggio di edilizia popolare nel centro storico di Cuneo. L’uomo era stato individuato come presunto autore del furto, commesso nella notte del 12 settembre 2018, a seguito della visione delle immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza. Dai filmati si vedeva un uomo svoltare su via Sette Assedi e poi ricomparire in via Santa Maria, a bordo di una bici argentata riconosciuta senza ombra di dubbio dalla vittima del furto, un 55enne del posto.
 
L’autore della denuncia ha raccontato di aver lasciato la sua bicicletta la sera prima, legata a una ringhiera con catena e lucchetto, lungo la discesa che porta alla circonvallazione Nord. Alle otto del mattino dopo era già sparita: “Questa bicicletta era già stata rubata e ritrovata in passato, la stessa cosa è avvenuta a mia moglie” ha specificato il testimone in aula. I vigili avevano individuato il presunto autore del furto in M.A., che veniva di nuovo ripreso mentre recuperava la sua automobile parcheggiata in piazza Virginio.
 
“Ho visto la bicicletta in terra mentre passavo con la mia auto e ho immaginato che fosse stata buttata, non ho nemmeno toccato il lucchetto” si è giustificato lui, spiegando per quale motivo si fosse attardato a caricare la bici in macchina. Il lucchetto era stato in effetti ritrovato in quei paraggi.
 
Il pubblico ministero ha comunque ritenuto che gli indizi emersi fossero sufficienti a pronunciare un verdetto di colpevolezza, quantificando la pena in quattro mesi di reclusione e 100 euro di multa: “Non è chiaro perché non avesse portato alla Questura o ai vigili quello che non si poteva considerare un oggetto abbandonato, anziché nasconderla in cantina”. Per la difesa, al contrario, il fatto che M.A. conoscesse bene la zona e ciononostante fosse transitato sotto alle telecamere depone a favore della sua buona fede: “Per giunta, il tempo trascorso tra l’orario in cui è uscito di casa e quello in cui è stato ripreso - ha aggiunto l’avvocato - era troppo breve per manomettere un lucchetto e tornare indietro”.
 
Il giudice ha infine assolto l’imputato perché il fatto non costituisce reato.

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