DRONERO - Truffò un italoivoriano di Dronero: colpevole un pregiudicato tarantino

L’imbroglio sull’acquisto di un cellulare. Il presunto venditore era anche l’intestatario della carta Postepay su cui venne effettuata la ricarica (senza contropartita)

a.c. 05/01/2022 17:55

Sono all’ordine del giorno nelle aule di giustizia le truffe commesse con l’ausilio di Internet. Il binomio tra portali online di vendita (in questo caso il popolare Subito.it) e carta Postepay è ormai un classico collaudatissimo in un’infinità di processi penali.
 
La carta prepagata delle Poste non richiede l’apertura di un conto bancario ed è facile e veloce da usare per gli acquisti online. L’altra faccia della medaglia, però, è che dopo aver ricevuto una ricarica è altrettanto facile per un malintenzionato far perdere le proprie tracce. Chi commette questi reati, di solito, si assicura di utilizzare una carta o almeno un’utenza telefonica non riconducibile in prima persona a lui o lei.
 
Una premura che non ha avuto invece A.M., pregiudicato tarantino, classe 1973. L’uomo, oggi detenuto per altra causa, era imputato per la truffa a carico di 37enne, cittadino italiano di origini ivoriane e residente a Dronero. Quest’ultimo ha raccontato al giudice di aver contattato l’autore di un annuncio che metteva in vendita un telefono cellulare usato. I due si erano accordati per un pagamento di 160 euro, che il 37enne aveva portato a termine con una ricarica su Postepay: “Il venditore mi aveva detto di essere a Orbassano ma di non potermi raggiungere, perciò avrebbe effettuato una spedizione. Mi ha mandato il numero di una carta intestata ad A.M. e ho pagato. Lui mi ha detto di aver ricevuto tutto e io sono andato a lavoro”.
 
Dopo un’ora non era arrivata ancora nessuna risposta in merito alla spedizione: il numero telefonico utilizzato in precedenza per rivolgersi a quella persona era spento. A facilitare il lavoro dei carabinieri, una volta presentata la querela, è stato il fatto che anche l’utenza telefonica del venditore risultasse intestata ad A.M.: “Il soggetto era già stato perseguito per reati di questo tipo - ha spiegato il maresciallo capo Matteo Giunti -. Oltre a questo, grazie a un controllo dei carabinieri di Taranto era stata verificata in quei giorni la sua presenza nelle vicinanze dello sportello in cui era stato effettuato il prelievo Postepay. Non è un dato corposo ma è significativo, perché dimostra che si trovava in città”.
 
Tutti i movimenti sulla carta, ha ricordato in sede di requisitoria il pm Anna Maria Clemente, erano riconducibili a truffe: “A.M. ha carpito la fiducia dell’acquirente dicendogli che avrebbe fornito indicazioni dopo un’ora perché doveva andare a prendere suo figlio a scuola” ha aggiunto la rappresentante dell’accusa, menzionando anche il fatto che il numero di telefono e il conto erano stati aperti solo pochi giorni prima. Per l’imputato erano stati chiesti nove mesi di reclusione e 300 euro di multa. L’avvocato Livia Bonino ha contestato le conclusioni del procuratore ritenendo che si dovesse parlare piuttosto di un illecito civile: “La mancata consegna del bene è relativa infatti a uninadempienza, non a una truffa. A.M. ha fornito i suoi dati reali e non ha disabilitato la Postepay né cancellato il numero di telefono, come avrebbe fatto un truffatore”.
 
Il giudice Lorenzo Labate ha ritenuto provata la responsabilità dell’imputato e lo ha condannato a sei mesi di carcere e 160 euro di sanzione.

Notizie interessanti:

Vedi altro