CUNEO - Tutti assolti per la presunta ‘truffa dello champagne’ dopo dieci anni di processi

Due imprenditori cuneesi erano accusati di frode fiscale per 11,5 milioni di euro: il caso approdò alla Corte di Giustizia Europea

a.c. 22/10/2019 21:23


Ci sono voluti dieci anni di indagini, processi, giudizi davanti alla Corte Europea e alla Corte Costituzionale per arrivare alla sentenza sulla presunta frode fiscale da 11,5 milioni di euro che coinvolgeva sette imprenditori tra Piemonte, Campania, Lombardia e Toscana: tutti assolti “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, l’unica ancora contestata dal pm Pier Attilio Stea dopo che le imputazioni di associazione a delinquere ed emissione di fatture false erano cadute. Si conclude così l’inchiesta avviata con l’operazione ‘Bollicine’ dalla Guardia di Finanza di Mondovì, che nel giugno 2009 aveva portato agli arresti due imprenditori cuneesi, I.T. ed E.F., insieme ad altre sei persone operanti nel settore del commercio di liquori e bevande. I due titolari della Planet srl di Cervasca, con deposito fiscale a Magliano Alpi, erano accusati di aver frodato il fisco per un imponibile di 11,5 milioni complessivi, con un’evasione dell’Iva per oltre 2 milioni di euro. Le indagini erano partite nel 2008 in seguito a una verifica fiscale sulla Planet srl, che commerciava soprattutto champagne. Secondo la Procura, i due imprenditori cuneesi avrebbero messo in piedi un meccanismo di ‘operazioni carosello’ con ditte fantasma che attestavano falsamente di essere esportatori abituali e di avere diritto all’esenzione dall’Iva. Lo schema avrebbe consentito così di disporre di merce da immettere sul mercato a prezzi molto più economici. La vicenda ebbe un’eco molto rilevante a livello nazionale e non solo quando nel 2014 il caso approdò alla Corte di Giustizia Europea, su iniziativa del gup di Cuneo Alberto Boetti. Si trattava di stabilire se a fronte del rischio di prescrizione il tribunale potesse derogare alla normativa italiana. La Corte rispose in modo affermativo perché, trattandosi di reati fiscali di particolare gravità, la prescrizione avrebbe potuto pregiudicare anche gli interessi finanziari dell’Unione Europea, cui viene trasferita una percentuale del gettito Iva riscosso dagli Stati. A fine 2015 la Corte di Appello di Milano sollevò una questione analoga dinnanzi alla Corte Costituzionale, scatenando un braccio di ferro tra la Consulta e i giudici del Lussemburgo. Due anni più tardi i giudici costituzionali ribadirono l’inviolabilità del principio di legalità, cioè l’impossibilità di disapplicare i termini di prescrizione previsti dalla legge italiana per le frodi fiscali: un verdetto cui si è in sostanza adeguata la Corte di Giustizia Europea con un successivo pronunciamento. A Cuneo, in ogni caso, si è arrivati comunque alla sentenza. I.T. ed E.F., assistiti dagli avvocati  Giampaolo Zancan e Vittorio Sommacal, sono stati assolti insieme ai cinque coimputati: per il reato di associazione a delinquere era stato lo stesso rappresentante dell’accusa a chiedere il proscioglimento. La vicenda ha avuto comunque gravi strascichi, denunciano le difese. Colpiti dal sequestro preventivo di beni per 660mila euro, i due ex ‘signori delle bollicine’ hanno nel frattempo cessato l’attività con la Planet, lasciando a casa i dipendenti.

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