Il gup Edmondo Pio ha accolto le richieste di rinvio a giudizio formulate dalla Procura per tutti i 14 indagati nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte violenze ai detenuti del carcere di Cerialdo avviata nel 2023. Tra loro ci sono i sei agenti di Polizia Penitenziaria nei confronti dei quali pende l’accusa più grave, quella di tortura. L’ex comandante della Polizia Penitenziaria del carcere Erminia Froio è accusata di omissione di atti d’ufficio, per gli altri, tra cui un medico, ci sono a vario titolo accuse di lesioni e falso. Quattro imputati hanno formulato richiesta di rito abbreviato. La prima udienza del processo, di fronte al tribunale in composizione collegiale, è fissata per il 28 gennaio del prossimo anno. Il giudice ha nominato nel frattempo un perito per la trascrizione delle intercettazioni. In aula anche i legali delle parti civili: oltre alle persone offese, detenuti pakistani dalle cui denunce scaturì l’inchiesta che aveva coinvolto 35 agenti e dipendenti del carcere, c’è il garante regionale dei detenuti Bruno Mellano che ha formalizzato la costituzione nella scorsa udienza. L’episodio più grave è la presunta “spedizione punitiva” a cui avrebbero partecipato anche diversi poliziotti fuori servizio, nella notte tra il 20 e il 21 giugno 2023. Secondo le accuse l’aggressione con calci e pugni al volto, nella cella 417 del padiglione “Gesso”, sarebbe scaturita da una protesta di cinque reclusi: battevano sui blindi per chiedere che un loro compagno di detenzione, chiuso nella cella 416, venisse soccorso. L’uomo, anche lui pakistano, lamentava forti dolori alla gamba e chiedeva di essere visitato. Negli atti della Procura si parla di un “trattamento inumano e degradante per la persona”, tale da causare anche un “verificabile trauma psichico” per i detenuti aggrediti. Oltre alla “spedizione” di giugno, culminata in lesioni di varia entità (tra i sette e i quindici giorni di prognosi), agli indagati vengono ricondotti altri episodi di violenza denunciati tra l’ottobre del 2021 e l’aprile del 2022. Il totale degli indagati, salito fino a trentacinque nei mesi successivi, si è ridotto di oltre la metà a seguito delle archiviazioni della Procura.