CUNEO - Una rete di ‘favori’ inspiegabili nella vicenda che ha portato la madre di Renzi a processo a Cuneo

Laura Bovoli è chiamata insieme a cinque coimputati a rispondere della bancarotta fraudolenta di una società di volantinaggio con sede a Sant’Albano Stura

Andrea Cascioli 30/09/2020 21:10

 
È un processo che ruota intorno a una serie di “scambi di favori” difficili da spiegare quello che vede come imputata illustre la 69enne Laura Bovoli in Renzi, madre dell’ex premier e attuale leader di Italia Viva Matteo e moglie di Tiziano, il fondatore dell’azienda di famiglia Eventi 6.
 
Bovoli è chiamata insieme a cinque coimputati a rispondere di concorso nella bancarotta fraudolenta della Direkta srl, società di Sant’Albano Stura fondata da Mirko Provenzano nel 2008 e dichiarata fallita dal tribunale di Cuneo a maggio 2014. Davanti allo stesso tribunale l’ex amministratore Provenzano ha già definito la sua posizione con un patteggiamento e un giudizio abbreviato. Nell’udienza odierna ha deposto come testimone nel processo che vede coinvolti due dei suoi principali committenti, Bovoli per la Eventi 6 e Paolo Buono per la Gest Espaces, i commercialisti che avevano seguito la contabilità della Direkta (Franco Peretta e Bruno Pagamici) e i suoi ex collaboratori Vincenzo Misiano e Donatella Spada.
 
La Direkta srl operava al pari della Eventi 6 nella distribuzione di materiale pubblicitario per conto delle grandi catene di supermercati, coprendo le province di Cuneo e Alessandria. Nel fare questo subappaltava i contratti ottenuti a una serie di cooperative: a partire dal 2011, Provenzano aveva instaurato un rapporto esclusivo con quelle gestite da Giorgio Fossati, cui faceva capo la GSI (Gestione Servizi Industriali). Più o meno nello stesso periodo, però, i tempi di pagamento della committenza si erano dilatati sempre di più, aggravando di conseguenza la posizione debitoria della Direkta verso le cooperative subappaltanti. A detta di Provenzano, tale circostanza non avrebbe comunque intaccato il rapporto con Fossati fino al dicembre 2012, quando quest’ultimo aveva preteso da lui la certificazione del debito: sollecitato da Pagamici, che seguiva la contabilità di entrambi, aveva infine acconsentito a firmare una dichiarazione che Fossati poteva utilizzare come garanzia.
 
Pochi mesi dopo, invece, erano arrivate le ingiunzioni di pagamento che avrebbero portato al crac la Direkta: “Fossati sfruttava la mia dichiarazione, ma l’importo di un milione e 300mila euro non corrispondeva ai debiti effettivi. Avrebbe dovuto infatti detrarre il costo dell’affitto di capannoni e mezzi commerciali che la Direkta aveva fornito alle sue cooperative” ha sostenuto Provenzano. Intenzionato a opporsi al pagamento di una somma che riteneva sproporzionata, l’imprenditore si era quindi rivolto a due dei suoi principali committenti, la Gest Espaces di Buono e la Eventi 6 dei Renzi. In una mail del 13 aprile 2013 indirizzata a Laura Bovoli e a un dipendente della società di Rignano sull’Arno (Fi), Provenzano chiedeva il rilascio di note di credito con uno storno delle fatture precedenti, per non meglio precisati “disservizi” nella distribuzione dei volantini. Le due società committenti avrebbero in effetti adempiuto alle richieste, consentendo alla Direkta di abbattere i debiti con Fossati.
 
Ma perché la Eventi 6 e la Gest Espaces avrebbero accettato di fare - letteralmente - “carte false” per lui? Incalzato dalle domande del sostituto procuratore Pier Attilio Stea e dell’avvocato di parte civile Vittorio Sommacal, l’ex dominus della Direkta non ha saputo fornire alcuna spiegazione: “Non ne ho idea, dovreste chiederlo a loro. Forse lo ritenevano un gesto dovuto visto che gli avevo fatto risparmiare molti soldi”. Un favore tra amici, insomma. Come infatti Provenzano e i coniugi Renzi potevano considerarsi, al di là dei rapporti d’affari che li legavano: insieme erano andati in più occasioni a vedere le partite della Fiorentina, ha ricordato il 46enne di origini alessandrine. E anche lui, del resto, si sarebbe prestato ad aiutare i Renzi quando ne aveva avuto l’opportunità. Nella scorsa udienza, il curatore fallimentare della Direkta Alberto Peluttiero ha ricordato come nel 2012 la società di volantinaggio avesse stipulato un accordo con la Soluzione Grafica di Patrizio Donnini per l’affitto d’azienda del giornale fiorentino ‘Il Reporter’. Quel mensile, già allora in profonda crisi, aveva accompagnato fin dai primi tempi l’ascesa politica del sindaco della città del Giglio e futuro premier Matteo Renzi. Non c’era però, almeno secondo il curatore, nessuna ragione economica per giustificare un’operazione del genere, dalla quale la Direkta sarebbe uscita con le ossa rotte prima che la stessa Soluzione Grafica chiudesse i battenti nell’ottobre 2012.
 
A Provenzano è stato chiesto conto anche di un altro “favore” concesso al suo commercialista, quel Bruno Pagamici che da Macerata seguiva con la Seges sia la contabilità della Direkta che quella delle cooperative di Fossati. Volendosi liberare della propria quota di partecipazione nella Italgest, un’azienda marchigiana attiva nella compravendita di immobili, Pagamici avrebbe richiesto alla società di Provenzano di acquisirla per circa 21mila euro: un’altra operazione inspiegabile dal punto di vista finanziario, dal momento che la Direkta non aveva alcun interesse in quel settore. “Era un favore a Pagamici, non ricordo quale fosse la ragione per cui me l’aveva chiesto” ha tagliato corto Provenzano. Un altro di quei favori su cui, a suo dire, non era abitudine pretendere troppe spiegazioni da chi li richiedeva, come del resto non gliene sarebbero mai state domandate a sua volta.
 
Il processo è stato aggiornato al 20 gennaio per ascoltare altri testimoni dell’accusa.

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