Un blackout ha mandato in tilt questa mattina il Palazzo di giustizia di Torino, bloccando l’attività del tribunale e della Corte d’Appello fin dalle prime ore. Il guasto ha coinvolto anche i sistemi di sicurezza, rendendo inutilizzabili i metal detector agli ingressi. È questa la ragione per cui la presidenza del tribunale ha sospeso l’accesso al pubblico, consentendo l’ingresso solo a magistrati, avvocati e dipendenti.
Nelle aule e nei corridoi sono scattate le luci di emergenza, ma le udienze sono state per la maggior parte rinviate, stante l’impossibilità di garantire la presenza di imputati, testimoni e parti private. Tra i verdetti saltati uno in particolare era atteso: si tratta dell’appello del processo Direkta, per il quale è imputata Laura Bovoli, madre di Matteo Renzi, in veste di amministratore della Eventi 6. A lei la Procura di Cuneo aveva contestato un concorso nella bancarotta della Direkta srl di Sant’Albano Stura, società con sede a Sant’Albano Stura gestita dall’alessandrino Mirko Provenzano.
Per conto della Eventi 6, la Direkta si occupava della distribuzione di volantini di grandi catene di supermercati in provincia di Cuneo, subappaltando a sua volta le consegne alle cooperative del gruppo GSI di Giorgio Fossati. Il procedimento giudiziario è partito proprio da una denuncia di quest’ultimo. A metà del 2013 Fossati vantava crediti per un milione e 300mila euro nei confronti della Direkta. Per opporsi alle ingiunzioni di pagamento, da lui ritenute spropositate, Provenzano aveva chiesto alla Eventi 6 di produrre note di credito, in base alle quali si potessero imputare presunti disservizi alle cooperative. In questo modo si imponeva il pagamento di penali e si abbattevano i debiti accumulati con Fossati.
In primo grado a Cuneo i giudici avevano assolto con formula ampia Laura Bovoli e due coimputati, Paolo Buono e Franco Peretta. Erano stati invece condannati il commercialista della Direkta Bruno Pagamici (a tre anni, otto mesi e quindici giorni), e due ex collaboratori di Provenzano, Vincenzo Misiano (due mesi) e Donatella Spada (sei mesi). Contro le assoluzioni la Procura ha presentato appello: il sostituto procuratore Pier Attilio Stea ha chiesto e ottenuto l’applicazione per poter sostenere l’accusa anche nel secondo grado. Il processo, per il quale si attende la sentenza, è rinviato al 18 luglio.