CHIUSA DI PESIO - “Voleva che la sua amante venisse a Chiusa Pesio per ammazzarla”

L’accusa della ex convivente del 32enne, imputato di sequestro di persona, maltrattamenti e violenza sessuale. A Natale 2020 l’arresto dopo una notte di follia

a.c. 12/01/2022 19:45

Ci sarebbe stato un piano folle e preordinato dietro al sequestro e alle violenze contro una donna di Vigevano, fatti per i quali è oggi sotto accusa un 32enne di Chiusa Pesio. Questo, almeno, secondo le parole della ex convivente dell’uomo, una siciliana di 59 anni, testimone e presunta vittima a sua volta dei maltrattamenti.
 
La donna ha reso stamane la sua deposizione ai giudici, parlando per quasi tre ore del Natale di terrore vissuto nel 2020, prima che i carabinieri da lei allertati conducessero in carcere il suo compagno. Un racconto sofferto, frammentato e a tratti confusionario, dal quale emerge in ogni caso un profondo disagio: “Ci siamo conosciuti su Facebook e ho lasciato il mio lavoro per venire a vivere con lui in valle Pesio. Speravo riuscissimo a sopravvivere con la mia pensione e il reddito di cittadinanza ma non ce la facevamo, non potevo nemmeno scappare ed ero impaurita”. Più volte nel corso dell’anno, in realtà, la 59enne si era allontanata dal domicilio per poi farvi ritorno: un rapporto strano, quello con l’uomo di ventotto anni più giovane, compromesso in modo irreversibile dalle botte e dall’entrata in scena di un’altra donna.
 
Quest’ultima, all’epoca 45enne, veniva dalla Lombardia ed era stata anche lei “abbordata” sul social network. L’idea era di trascorrere insieme il periodo di Natale, ma quando aveva accettato sarebbe stata all’oscuro del fatto che l’uomo - frequentato virtualmente per quattro mesi - convivesse già con un’altra: “Mi ha detto che avrei dovuto far finta di essere sua madre” racconta la ex fidanzata ufficiale. Secondo lei, dietro alla proposta fatta alla nuova amante si celavano propositi di vendetta: “Le mandava dei soldi e mi diceva che l’avrebbe fatta venire a Chiusa Pesio e tolta di mezzo, se non glieli avesse restituiti. Quando è venuta a casa le ho detto che era in pericolo e doveva andarsene, ma non mi ha creduto”. Già ai carabinieri la 59enne aveva riferito che lui progettava di “rinchiudere quella donna in cantina e farla morire di fame e freddo”. La sera della vigilia, comunque, il chiusano avrebbe messo le carte in tavola con entrambe: “Le ha confidato che in realtà ero la sua convivente e che voleva tenerci entrambe. Nessuna di noi due era d’accordo. Per giunta voleva che lei si prostituisse, mentre io sarei dovuta andare in giro a chiedere soldi”.
 
Verso le due della notte, la testimone avrebbe sentito il suo compagno spegnere il contatore della luce. Poi le grida, quelle di lui e di lei: “Da dov’ero riuscivo a vedere tutto, le ha dato pugni in testa e schiaffi e le ha messo le mani sul collo. Lei chiedeva il mio aiuto, lui le urlava ‘ti ammazzo’”. L’ospite era riuscita per pochi attimi a sfuggire alla presa e scappare fuori casa, venendo però riagguantata dal padrone di casa che in precedenza le avrebbe anche puntato contro un coltello da cucina: “L’ha presa a bastonate e pietrate, si è arrabbiato ancora di più perché per fuggire gli aveva rotto i fili delle decorazioni natalizie. Io ho preso un calcio su una coscia nel tentativo di mettermi fra i due”. Solo nella prima mattina la 59enne sarebbe riuscita a liberarsi dall’incubo, raccontando all’uomo che usciva per comprargli le sigarette.
 
“Quando stavamo insieme - ha ricordato ancora, parlando degli antefatti di quella notte di terrore - mi ha picchiata e bastonata tutti i giorni, mi ha anche detto di aver cavato un occhio a uno dei due gattini che tenevo con me. Il micio non è più tornato”. L’episodio più grave tra quelli denunciati è una presunta violenza sessuale risalente a un paio di mesi prima: “Voleva costringermi a un rapporto orale, pretendeva che lo facessi o mi avrebbe fatta dormire coi cani. Io non ci sono riuscita, lui mi ha detto che ero una vecchiaccia e per questo doveva trovarsene un’altra. Poi ha preso a fumare e gettarmi le cicche addosso”. Succube di una relazione malata, la donna avrebbe perfino finto di essere rimasta incinta a quasi sessant’anni, pur di non subire più botte e umiliazioni: “Ce l’ha a morte con sua madre, dice che lo picchiava quando era piccolo e lo chiudeva in cantina. Quello che non ha fatto a lei, vuole farlo ora alle altre donne”.
 
Il processo è rinviato al 26 gennaio per la conclusione dell’istruttoria. In quell’occasione, forse, parlerà in aula anche l’imputato.

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