FOSSANO - Caso Cospito, Nordio respinge la revoca del 41 bis

La protesta del detenuto infiamma il dibattito. Dal procuratore capo di Cuneo, ex pm antimafia, arriva l’allarme: “Cosa Nostra potrebbe armare gli anarchici”

Andrea Cascioli 09/02/2023 15:40

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha respinto l’istanza di revoca del 41 bis presentata dall’avvocato di Alfredo Cospito, l’anarchico in prigione per le bombe alla caserma “Dalla Chiesa” di Fossano del 2006 e già condannato per varie azioni terroristiche, tra cui la gambizzazione di un manager di Ansaldo Nucleare.
 
Nei suoi confronti il 4 maggio dell’anno scorso era stato disposto il 41 bis dall’allora Guardasigilli Marta Cartabia, per la durata di quattro anni. Il 55enne Cospito, in carcere dal 2012, ha avviato lo scorso 20 ottobre uno sciopero della fame che sta portando avanti tuttora nella casa di reclusione di Opera, dove è stato trasferito da Sassari in seguito all’aggravamento delle sue condizioni. L’avvocato Flavio Rossi Albertini, suo difensore, ha ricevuto una comunicazione dal ministero in merito all’avvenuto rigetto dell’istanza. Ora sarà la Cassazione a pronunciarsi su un analogo ricorso: il pronunciamento è atteso per il 24 febbraio.
 
Il procuratore capo di Cuneo Onelio Dodero, per anni impegnato nella lotta alla mafia alla DDA di Torino e alla Procura di Caltanissetta, lancia intanto un allarme su una possibile evoluzione violenta della protesta pro Cospito: “Le organizzazioni criminali potrebbero non solo sfruttare l’opinione pubblica, ma passare all’azione. Cosa Nostra potrebbe fornire gli strumenti per eventuali azioni anche da parte dei militanti anarchici”. “Il caso Cospito - ammette il procuratore - è diventato molto critico: il 41 bis va applicato quando non se ne può fare a meno, cioè quando fallisce anche l’alta sicurezza che è il regime più vicino”. Allo stato attuale sono oltre 700 i detenuti cui viene applicato il regime speciale di carcerazione, previsto dalla legge Gozzini del 1986: a parte Cospito e tre esponenti delle Nuove Brigate Rosse, gli unici detenuti “politici” gravati dalla misura, si tratta di soggetti afferenti alla criminalità organizzata di stampo mafioso.
 
Per Dodero esiste un rischio concreto che la mafia “soffi sul fuoco” della protesta contro il 41 bis, sfruttando l’ascendente che il militante torinese esercita sull’area anarco-insurrezionalista e anche la maggior presa sull’opinione pubblica della sua protesta: “Se Santapaola o Giuseppe Graviano domani facessero lo sciopero della fame, si muoverebbe l’opinione pubblica? E quale eco avrebbe questa scelta?” si domanda il procuratore capo. La vicenda di Cospito è complicata dall’incertezza delle toghe: il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha aperto alla possibilità di revoca del 41 bis, esclusa invece dal pg di Torino Francesco Saluzzo. Per Dodero è necessario limitare lo strumento ai soli casi in cui la misura sia davvero indispensabile, ma è impensabile, soprattutto ora, rimettere in discussione il 41 bis: “I mafiosi stanno vedendo che si tentenna e questo è pericolosissimo: c’è il rischio di azioni dietro le quinte”.

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