FOSSANO - Consegnò la droga ai carabinieri prima di una perquisizione. Ma loro cercavano prove di una truffa

Il pregiudicato, residente a Fossano, è accusato di aver intascato denaro promettendo di aiutare alcuni stranieri con il rinnovo dei permessi: “Ho un’amica in Questura”

a.c. 02/11/2021 16:50

 
Ai carabinieri che erano venuti a perquisire casa sua, ha raccontato uno dei militari intervenuti, U.A. aveva aperto consegnando alcuni quantitativi di stupefacenti: “So perché siete qui” erano state le sue parole. I carabinieri invece erano lì per tutt’altro motivo, quello che ha portato a processo il pregiudicato residente a Fossano, originario di Torino, con accuse di truffa, sostituzione di persona e millantato credito.
 
A denunciarlo sono stati taluni immigrati africani che l’uomo avrebbe avvicinato nel periodo in cui soggiornava presso il dormitorio cittadino della Caritas. Agli immigrati, tutti regolari in Italia, avrebbe promesso un aiuto per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno. Tutto ciò dietro compenso e con la collaborazione di una sua conoscente, presentata come una dipendente della Questura di Cuneo.
 
Quest’ultima si è rivelata essere in realtà un’amica dello stesso U.A., che afferma di essersi prestata ad aiutarlo senza essere al corrente della vicenda: “Mi ha raccontato che un paio di ragazzi di colore dovevano restituirgli dei soldi” ha spiegato in tribunale. La donna si era perciò spacciata al telefono per una certa Simona dell’ufficio immigrazione, invitando gli interlocutori a pagare quanto dovuto all’“intermediario”. In seguito anche lei è stata coinvolta nelle indagini e ha patteggiato una condanna: “L’ho fatto ingenuamente, non mi rendevo conto della gravità della cosa” ha raccontato.
 
Sia dalle testimonianze delle parti offese che dai messaggi sul cellulare di U.A. traspaiono i tentativi da parte del pregiudicato di scaricare sulla fantomatica Simona la responsabilità dei ritardi nell’ottenimento dei documenti. “Mia madre spende un casino di soldi per questa cosa qui” gli scrive a un certo punto, stizzito, uno degli interlocutori. Un altro ha riferito in veste di testimone: “Diceva che un suo amico avvocato avrebbe potuto intercedere per me. Poi mi ha parlato di una sua amica che lavorava in Questura a Cuneo: quando avevo protestato, chiedendo indietro i soldi, mi aveva fatto chiamare da lei”.
 
Almeno tre, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, le vittime del raggiro. A un ventenne del Gabon erano stati chiesti 800 euro, mentre un maliano ne aveva consegnati 300. Altrettanti avrebbe dovuto darne un altro africano che però risultava aver “saldato” solo la prima tranche da 150 euro. In un’occasione, il pregiudicato aveva fornito una copia del suo documento d’identità in garanzia e un foglio che sosteneva essere la copia di un “nulla osta”, rilasciato dalla Questura per un ricongiungimento familiare. Durante la perquisizione in casa del sospettato, condotta dai militari del Nucleo Radiomobile dei carabinieri e dagli agenti della Polizia Locale, sarebbe poi stato sequestrato vario materiale: in particolare fotografie, curriculum vitae e documentazioni relative agli immigrati in contatto con lui.
 
Il procedimento è stato rinviato al 18 febbraio per il completamento dell’istruttoria.

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