CUNEO - Fossano, pestarono e rapinarono un buttafuori per uno “sgarbo”: condannati due giovani

Gli imputati, entrambi di nazionalità albanese, avevano picchiato l’addetto alla sicurezza del Ballalinda utilizzando anche una mazza in metallo

a.c. 28/10/2021 16:47

 
Aggredirono e rapinarono un buttafuori del Ballalinda di Fossano nell’estate del 2018. Per questo due giovani di nazionalità albanese, entrambi residenti nella città degli Acaja e incensurati all’epoca dei fatti, hanno patteggiato una condanna.
 
K.P., classe 1991, e R.H., classe 1992, erano stati denunciati dall’addetto alla sicurezza del locale, un 51enne maghrebino: “Non sono mai venuti a scusarsi. Se non fosse stato per la frattura e la rapina non avrei nemmeno sporto denuncia: ma devono capire che in questo Paese vanno rispettate le leggi” aveva riferito l’uomo in tribunale. In seguito la denuncia è stata ritirata per l’intervenuto risarcimento, ma gli imputati sono stati comunque chiamati a rispondere dell’aggressione a mano armata, procedibile d’ufficio.
 
A innescare l’assurda “vendetta” contro il buttafuori era stato il suo rifiuto di farli entrare nel locale: il dipendente del Ballalinda ha spiegato che i due gli erano sembrati “arroganti e pericolosi”, tanto che già al momento dell’arrivo si era accesa con loro una discussione per questioni di parcheggio. I ragazzi avevano acconsentito ad andarsene ma una decina di minuti dopo si erano ripresentati a bordo della stessa Audi: il guidatore dell’auto, secondo i testimoni, era uscito brandendo una mazza da baseball di metallo e con essa aveva rotto un braccio all’uomo. La vittima dell’aggressione ha affermato anche di essere stato derubato del cellulare e del portafoglio, con circa 200 euro, dall’altro albanese.
 
All’identificazione di K.P. e R.H. come presunti responsabili della “spedizione punitiva” si era giunti grazie a una fotografia scattata alla targa dell’auto su cui viaggiavano i due. Per entrambi gli imputati, difesi dall’avvocato Enrico Gallo, il sostituto procuratore Pier Attilio Stea ha concordato una condanna a un anno e sei mesi di carcere con pena sospesa e una multa di 300 euro. La proposta di patteggiamento è stata ritenuta congrua dal collegio giudicante.

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