FOSSANO - Guerra tra vicine, condannata una fossanese

“Mi ha colpita con una scopa in cortile” sostiene un’anziana ultraottantenne. In un diverso procedimento era lei ad essere imputata per stalking condominiale

a.c. 10/11/2022 19:15

Da una parte c’era una denuncia per stalking condominiale, presentata contro una donna ultraottantenne. Dall’altra un procedimento per lesioni e minacce dove però la parte offesa era proprio l’anziana fossanese, autrice di una querela contro C.P., la sua ex vicina di casa.
 
Le due risiedevano in una palazzina con ingresso e cortile comune. Proprio la cura di queste aree sarebbe stata all’origine delle violenze: “In cortile - ha spiegato l’anziana - tenevo alcuni vasi di fiori e un giorno ero uscita per pulirli. A un tratto C.P. si è avvicinata e mi ha colpita con una scopa. Non c’era stata nessuna discussione tra noi”. La donna ha raccontato di essere stata fatta oggetto di insulti, minacce e perfino percosse dalla vicina, al punto da dover abbandonare l’alloggio in cui aveva vissuto per anni. In due diversi episodi, risalenti ai primi di giugno del 2020, le contumelie sarebbero sfociate in violenze, refertate dal medico di famiglia.
 
L’altro processo - che vedeva le due fronteggiarsi a parti invertite - si è chiuso nel maggio scorso con una sentenza di non doversi procedere: il giudice aveva ritenuto che l’ormai 83enne accusata non fosse imputabile per vizio totale di mente. I vicini avevano parlato di lanci di vaso dal terrazzo, minacce e continue molestie anche verso le persone che venivano in visita, oltre all’abitudine della signora di sprangare la porta comune con assi di legno e chiavistelli.
 
Nel procedimento a carico di C.P., conclusosi in primo grado con l’udienza odierna, il giudice Lorenzo Labate ha ritenuto provata la responsabilità penale della donna, condannata a 4 mesi e a risarcire la parte civile con 1500 euro. Per lei il pubblico ministero Luigi Dentis aveva chiesto una pena di poco più alta, quattro mesi e 15 giorni: “Sussistono riscontri oggettivi alle dichiarazioni della persona offesa: la figlia, in particolare, dice chiaramente di aver visto un livido sulla mano della madre. Non attendibili invece le dichiarazioni dell’imputata che descrive la ex vicina come un soggetto bisognoso di attenzioni e capace di inventare aggressioni mai subite. Aveva una famiglia presente e attenta alle sue condizioni”. L’avvocato della parte civile Gabriella Chiapella ha sottolineato come il medico avesse ritenuto le lesioni al polso compatibili con l’aggressione: “Il dottore racconta che la sua paziente, oltre a questo fatto più eclatante, aveva lamentato spesso uno stato di ansia”. Un’ansia che avrebbe infine costretto l’anziana signora “ad abbandonare la casa in cui aveva cresciuto le sue figlie”.
 
Opposta la ricostruzione offerta per la difesa dall’avvocato Giulio Magliano: “La persona offesa è confusa sui fatti, sulle date, sulla successione degli episodi, nemmeno ricordava di averne parlato col medico. Ha problemi evidenti dovuti all’età e a una psicopatologia che è stata riconosciuta”. Nel procedimento che la vedeva imputata, ha ricordato il legale, all’anziana era stato diagnosticato “un disturbo paranoide in conseguenza del quale lei si ritiene costantemente aggredita da tutti”. È ragionevole concludere, ha sostenuto il difensore, “che la signora, in là con gli anni, si sia cagionata una piccola lesione al polso mentre maneggiava gli attrezzi del giardino e che questa sia poi stata imputata con convinzione alla vicina”.

Notizie interessanti:

Vedi altro