FOSSANO - Operaio perse una falange alla Colussi di Fossano, sotto accusa un consulente esterno

La Procura ritiene che il responsabile della prevenzione dovesse segnalare il malfunzionamento del macchinario. Lui ribatte: ‘Non mi occupavo di manutenzione’

a.c. 08/10/2020 17:21

 
È a processo con l’accusa di concorso in lesioni personali colpose l’ingegner A.M., chiamato a rispondere dell’infortunio occorso a un dipendente della Colussi (ex Agnesi) di Fossano nel settembre 2017.
 
L’uomo, impiegato nell’azienda alimentare da quasi trent’anni, era addetto alla sorveglianza delle linee su cui vengono trasportati i panetti semilavorati per le fette biscottate. Notando che la catena del rullo era fuori posto, aveva cercato di rimetterla nella sua sede ma il guanto che indossava si era incastrato nel macchinario stritolandogli la mano. In conseguenza di questo incidente, l’operaio aveva subito due fratture e l’amputazione della falange di un dito indice.
 
Dai successivi accertamenti dello Spresal era emerso che quel problema alla catena era già stato segnalato da tempo: le richieste di intervento al responsabile della manutenzione erano documentate nelle mail inviate tra i capiturno e la direzione. Per questo episodio il direttore dello stabilimento ha patteggiato una condanna, ma la Procura di Cuneo ritiene che A.M., autore del documento di valutazione rischi, debba essere ritenuto corresponsabile. L’ingegnere rivestiva all’epoca il ruolo di responsabile del servizio di prevenzione e protezione (Rspp), su incarico del precedente direttore della Colussi di Fossano.
 
Lui stesso, in udienza, ha chiarito quali fossero le sue mansioni nell’azienda: “Mi occupavo solo dello stabilimento di Fossano, insieme a un altro consulente. Eravamo coordinati dal responsabile prevenzione della Colussi dalla sede centrale di Perugia, insieme al quale ho redatto il documento valutazione rischi”. Proprio quel documento è al centro delle valutazioni della Procura: A.M. avrebbe affermato che non vi fossero pericoli dal punto di vista delle movimentazioni meccaniche perché tutte le macchine erano in regola, circostanza smentita già prima dell’incidente dalle ripetute richieste di intervento. L’imputato ha osservato a questo riguardo: “Essendo un consulente esterno non avevo accesso alle comunicazioni interne e la manutenzione era estranea al mio ambito. Mi occupavo più che altro di attività di formazione e avevo svolto alcuni sopralluoghi evidenziando criticità importanti proprio nell’area in cui ha poi avuto luogo l’infortunio”. Quell’incidente, ha rilevato inoltre A.M., “non era legato a un'attività che l’addetto svolgesse con regolarità”.
 
Il processo è stato rinviato al prossimo 3 novembre per la discussione.

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