FOSSANO - Quattro anni fa il crollo del viadotto di Fossano: la Procura chiede 16 rinvii a giudizio

Per l’assegnazione dei lavori nell’ambito delle Colombiadi fu pagata una tangente da 2 miliardi. Da palazzo di giustizia assicurano: “Non finirà in prescrizione”

Andrea Cascioli 18/04/2021 18:00

 
Questa volta non finirà in prescrizione, assicurano i bene informati nei corridoi del palazzo di giustizia di Cuneo. Il crollo del viadotto sulla circonvallazione di Fossano ha richiesto una lunghissima fase di indagini preliminari, sulla quale - salvo imprevisti - verrà messa la parola fine il prossimo 17 settembre.
 
Per quella data è prevista la decisione del gup Sabrina Nocente sui sedici rinvii a giudizio chiesti dalla Procura: venerdì scorso, intanto, il giudice ha riunito i tre fascicoli d’inchiesta in un unico procedimento. Vi rientrano dieci capo cantonieri e capo nucleo dell’Anas insieme a sei dipendenti di aziende private, la padovana Grassetto spa (controllata del gruppo Gavio) che eseguì i lavori e la Ingegner Franco spa che fornì i conci prefabbricati in cemento per la costruzione dello svincolo.
 
Proprio oggi, domenica 18 aprile, ricorre il quarto anniversario dal crollo del ponte al chilometro 61,3 della statale 231. Solo per un miracolo quel cedimento improvviso non provocò vittime: due carabinieri che si erano fermati un attimo prima nella sottostante via Marene, per controllare i documenti di un automobilista, fecero appena in tempo ad allontanarsi di qualche passo avendo sentito uno scricchiolio prolungato. Subito dopo, i pilastri si erano afflosciati sulla gazzella del 112: l’immagine dell’auto deformata dal peso di tonnellate di cemento è diventata il simbolo di quell’incredibile avvenimento, così come il camion verde in bilico sul vuoto lasciato dal ponte Morandi sarebbe diventato sedici mesi dopo l’emblema di un altro e più spaventoso episodio di mala gestione delle infrastrutture. Nel caso di Fossano, scampata per fortuna la tragedia è rimasto lo scandalo, tanto più grande in una provincia che da sempre dà a Roma più di quanto riceva eppure paga un tributo pesante in termini di svantaggio competitivo nei trasporti.
 
La storia del viadotto crollato, in particolare, affonda le radici nell’ultimo scorcio di Prima Repubblica. I lavori per la tangenziale di Fossano furono assegnati dall’Anas il 26 luglio 1990 insieme a un pacchetto di opere legate alle Colombiadi di Genova 1992. Ad aggiudicarsi l’appalto, finanziato con 40 miliardi di lire, fu un’associazione temporanea di imprese la cui capogruppo era la Itinera Costruzioni Generali Spa, società facente capo all’imprenditore alessandrino Marcellino Gavio, all’epoca in fase di grande espansione dopo essersi aggiudicata le concessioni di varie autostrade del Settentrione nonché il progetto per la Asti-Cuneo.
 
Dopo il completamento del primo lotto nel 1993 e una lunga pausa per carenza di finanziamenti statali, l’opera fu terminata a fine anni Novanta. Nel frattempo la Procura di Roma aveva messo sotto la lente d’ingrandimento i rapporti tra il gruppo Gavio, l’allora direttore generale dell’Anas Antonio Crespo e l’ex ministro dei Lavori Pubblici Giovanni Prandini: quest’ultimo, ritenuto essere il destinatario di una mazzetta da 2 miliardi per il tramite di Crespo, verrà condannato per corruzione in primo grado nel 2001. Nello stesso procedimento verrà condannato anche il suo factotum dell’epoca, il consigliere comunale romano e futuro segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa. La sentenza contro Prandini è poi stata annullata dalla Cassazione per motivi procedurali e l’intera vicenda si è chiusa nel 2005 con la prescrizione, sebbene cinque anni dopo l’ex ministro bresciano sia poi stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire 5 milioni di euro.
 
Lo spettro della prescrizione, come si è detto, non dovrebbe aleggiare invece sul processo ai presunti responsabili del crollo. Per le ipotesi di disastro colposo, infatti, sono previsti termini raddoppiati rispetto alle pene di legge. Tutti gli indagati hanno scelto di andare a dibattimento, mentre sul fronte dei lavori si aspetta ancora che l’Anas autorizzi il passaggio in sicurezza dei mezzi da oltre 3,5 tonnellate in quel tratto: i lavori di abbattimento e ricostruzione degli undici punti che sovrappassano strade e linee ferroviarie stanno cominciando in questi giorni, con un investimento complessivo di circa 60 milioni.

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