FOSSANO - Truffe agli immigrati per i permessi di soggiorno: a giudizio un pregiudicato torinese

Avvicinava gli africani nel dormitorio della Caritas di Fossano, dove anche lui soggiornava. In cambio di soldi avrebbe promesso di avviare le pratiche in Questura

a.c. 16/04/2021 19:45

 
Sarebbe partita dalla comune frequentazione del dormitorio della Caritas la presunta truffa contestata a U.A., pregiudicato torinese residente a Fossano.
 
Il processo a suo carico, che contempla anche le imputazioni di sostituzione di persona e millantato credito, nasce dalle denunce di alcuni immigrati africani nel corso del 2019. Nell’udienza odierna il giudice Marco Toscano ha ascoltato la testimonianza di uno di loro, un maliano residente a Manta: l’uomo lavorava all’epoca a Fossano e soggiornava durante la notte presso il dormitorio. Venuto a conoscenza della sua intenzione di presentare una domanda di ricongiungimento per la moglie, U.A. si sarebbe offerto di curare per lui la pratica in cambio di 300 euro. Intascati i soldi, però, non avrebbe più dato seguito alle promesse.
 
“Diceva che un suo amico avvocato avrebbe potuto intercedere per me. Poi mi ha parlato di una sua amica che lavorava in Questura a Cuneo: quando avevo protestato, chiedendo indietro i soldi, mi aveva fatto chiamare da lei” ha raccontato l’immigrato. Solo diversi mesi più tardi era riuscito ad incontrare di nuovo U.A., con l’aiuto di un conoscente italiano. Anche quest’ultimo ha confermato l’incontro con l’imputato nei locali della Caritas, a novembre del 2018: “Si era scusato per quanto era successo, impegnandosi a restituire i soldi in varie rate mensili: le promesse non sono mai state mantenute nonostante i ripetuti solleciti e a partire da marzo U.A. si è reso irreperibile”. In quell’occasione, il pregiudicato aveva fornito anche una copia del suo documento d’identità in garanzia e un foglio che sosteneva essere la copia di un “nulla osta” rilasciato dalla Questura per il ricongiungimento.
 
Una disavventura analoga è stata ricostruita da un ventenne del Gabon. Anche lui aveva soggiornato al dormitorio della Caritas per alcuni mesi nel 2018, venendo avvicinato dall’italiano. Quest’ultimo gli avrebbe garantito di poterlo aiutare con le pratiche per il rinnovo del permesso di soggiorno, grazie alla sua conoscenza di una dipendente della Questura: “Gli ho dato 600 o 700 euro in diverse rate: lui le annotava su un foglio ma non rilasciava ricevute. A un certo punto mi ha fatto chiamare da una signora che diceva di lavorare in Questura ma poi è scomparso. Da quel momento ho cominciato a farmi delle domande”.
 
Il prossimo 26 ottobre verranno ascoltati i rimanenti testimoni fino al completamento dell’istruttoria.

Notizie interessanti:

Vedi altro