FOSSANO - Un vetro sfondato per vendicarsi del carabiniere che l’aveva multato: a giudizio un 52enne

Per la Procura l’imputato, un siciliano residente a Fossano, è responsabile del danneggiamento dell’auto parcheggiata a pochi passi dalla caserma

a.c. 19/05/2021 20:01

 
Una vendetta per un sequestro subito sarebbe il movente del danneggiamento all’automobile privata di un carabiniere, registrato nell’agosto di due anni fa proprio a pochi passi dalla caserma di Fossano.
 
In base a questa ipotesi la Procura ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio del 52enne R.G., siciliano di Termini Imerese (Pa) residente a Fossano, con l’accusa di danneggiamento. Il proprietario era stato avvisato da un collega circa il fatto che la macchina parcheggiata aveva il lunotto in frantumi. A provocare quel danno era stato presumibilmente il lancio di un oggetto in ceramica, i cui frammenti erano stati ritrovati all’interno dell’autovettura.
 
All’identificazione del presunto responsabile si è giunti in base alle immagini delle telecamere collocate all’esterno della caserma: nei giorni precedenti a quell’episodio era stato riscontrato il frequente passaggio di una Fiat Punto. La proprietaria, rintracciata dall’Arma, aveva fatto presente che l’auto era stata data in prestito a una sua parente la quale talvolta la concedeva in uso al proprio compagno R.G.: l’uomo, già condannato insieme al figlio per un pestaggio organizzato in un bar di Bene Vagienna, aveva in effetti qualche motivo di risentimento nei confronti del proprietario dell’automobile danneggiata.
 
Pochi mesi prima il militare, in servizio presso il Nucleo Radiomobile, aveva eseguito il sequestro dell’autovettura di R.G., elevandogli anche una contravvenzione da 4mila euro per una violazione del codice della strada. Per l’imputato il pubblico ministero ha chiesto la condanna a sei mesi di reclusione. Alla richiesta si è associata la parte civile, menzionando il “danno morale”, oltre a quello materiale, dovuto all’impatto che questo episodio aveva prodotto nell’ambiente lavorativo della parte offesa.
 
Il difensore di R.G. ha sostenuto invece che nella fase istruttoria siano emerse contraddizioni e mancanze: “Non è stata provata né l’identità di chi ha danneggiato il veicolo né la responsabilità dell’imputato. Chi ha visionato le immagini delle telecamere non è stato in grado di stabilire nemmeno se alla guida del veicolo ci fosse un uomo o una donna. Nemmeno la proprietaria della Punto sa dire se R.G. l’abbia guidata”.
 
Per il 23 giugno si attende il responso del giudice.

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