MONDOVÌ - Accoltellò l’amico durante una lite con altri, condannato per tentato omicidio

Una discussione in un bar e poi il fatto di sangue a Mondovì, in piazza Mellano. Ma ora la Procura vuole indagare anche la vittima: “In aula non ha raccontato tutto”

Andrea Cascioli 24/04/2024 18:10

Sei anni e sei mesi di carcere per una coltellata data “per sbaglio”. Non perché non ci fosse l’intenzione di offendere, secondo gli inquirenti, ma perché il bersaglio non era la persona che poi è stata colpita. Il processo per tentato omicidio si chiude con una condanna, ora potrebbe aprirsene uno, per falsa testimonianza, a carico della vittima: “La fatica nella ricostruzione dei fatti è emersa da quello che doveva essere il teste principale” ammette il sostituto procuratore Francesca Lombardi.
 
È uno dei paradossi di questa vicenda, insieme alla circostanza, ricordata dalla difesa, che l’imputato fosse l’unico incensurato in un gruppo di cinque persone. Per Rachid El Hassani, cittadino marocchino, la Procura aveva chiesto una condanna dieci anni di reclusione in riferimento all’episodio avvenuto nella notte tra il 7 e l’8 novembre 2022 a Mondovì, in piazza Mellano. I carabinieri, chiamati da un residente della vicina via della Cornice, avevano trovato a terra sia El Hassani sia l’accoltellato. Altri tre uomini, loro connazionali, erano presenti sulla scena. A terra c’era anche un grosso coltello, con una lama di diciannove centimetri. La vittima era svenuta prima che l’ambulanza del 118 sopraggiungesse per portarlo in ospedale. Erano stati soccorsi anche El Hassani, in stato di intossicazione da alcol, e uno dei testimoni, con ferite da taglio su una mano.
 
Circostanze di fatto che hanno avvalorato la ricostruzione offerta, nelle ore successive, dalla vittima e dagli altri soggetti: El Hassani aveva colpito per sbaglio l’amico, intervenuto per calmarlo durante un’animata discussione con l’altro gruppo. È emerso che qualche screzio c’era già stato, la stessa sera, in un bar di Villanova Mondovì, dove i cinque uomini avevano bevuto e giocato a carte: “Tutti avevamo fatto uso di cocaina e alcol, tranne uno dei nostri amici” ha ammesso un testimone, mentre altri hanno negato. A un certo punto El Hassani aveva chiesto conto agli amici della presunta sparizione di un pacchetto di sigarette: ne sarebbe nato un alterco, con offese reciproche. L’imputato ha sostenuto che la lite in realtà fosse degenerata perché uno dei presenti aveva cercato di derubarlo del portafoglio.
 
In ogni caso, i due gruppi si erano poi divisi. Si sarebbero ritrovati a Mondovì, poco dopo la mezzanotte: le telecamere della videosorveglianza hanno ripreso solo l’inizio della discussione tra loro. Nelle immagini si vede El Hassani parlare con uno dei tre conoscenti incontrati prima al bar, finché un altro sopraggiunge sferrandogli un calcio. A quel punto il gruppo si era spostato fuori dall’area controllata dalla videocamera. “Ha tirato fuori un coltello per colpire il mio amico” ha raccontato uno dei testimoni, aggiungendo che l’episodio “era collegato a quanto successo al bar”. L’imputato, dal canto suo, ha dichiarato di non ricordare nulla di quanto accaduto, fin dal momento in cui aveva ritrovato i connazionali in piazza: “Avevo bevuto abbastanza, cinque o sei bottiglie di birra da mezzo litro”. “C’è un dato oscuro, - ha osservato il pubblico ministero - ma ininfluente rispetto al riconoscimento della responsabilità: il perché. Ci è stata raccontata la storia delle sigarette, oggi quella del portafoglio, poi quella probabilmente più credibile che riporta agli stupefacenti e al consumo di droga che era stato fatto nel bar”.
 
L’avvocato Simona Pennuzzi, difensore dell’imputato, ha ipotizzato invece che si trattasse di un tentativo di difendersi dall’aggressione: “Sorprendente - ha notato il legale - che nessuno dei testi abbia menzionato il fatto che El Hassani sia stato aggredito per primo. Tutte le deposizioni sono viziate da inattendibilità: i testimoni si contraddicono e sono fastidiosamente reticenti, quella più scandalosa è la deposizione della persona offesa”. Quest’ultima, davanti ai giudici, ha negato di aver visto El Hassani con il coltello in mano, a differenza di quanto affermato in interrogatorio. Nei confronti del condannato, che ha già risarcito la vittima, il tribunale ha disposto la sostituzione degli arresti domiciliari con l’obbligo di dimora per un anno.

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