MONDOVÌ - Accusato di violenza sessuale dalla ragazza appena conosciuta su Facebook, a processo un 38enne

L’uomo, residente a Bastia, avrebbe “abbordato” la giovane con un falso profilo social. Lei, non ancora maggiorenne, l’aveva incontrato in un parco a Mondovì

a.c. 23/05/2021 13:25

Su Facebook si sarebbe presentato nell’agosto 2019 con il falso nome di Andrea Rinaudo, ma con una foto corrispondente al suo volto. La richiesta d’amicizia e poi, immediata, quella di incontrarsi a Mondovì, dove la ragazza non ancora maggiorenne si era da poco trasferita con la famiglia.
 
Per la giovane quell’incontro al parco Europa si è trasformato in un incubo, stando a quanto ha poi raccontato ai carabinieri che hanno raccolto la sua denuncia. Il sedicente Andrea l’avrebbe infatti condotta in una zona isolata per abusare di lei: in base al riconoscimento fotografico della ragazza e ai video delle telecamere, i militari sono riusciti a identificare il presunto autore della violenza in uno straniero, classe 1983, residente a Bastia Mondovì. La sua auto era stata vista allontanarsi da parco Europa e passare sotto il semaforo in corso Italia in orari compatibili con i fatti.
 
Dall’analisi del cellulare del sospettato, sequestrato durante una perquisizione, erano emerse le credenziali del profilo-esca descritto dalla diciassettenne. L’uomo aveva anche un profilo intestato a suo nome. Per i fatti di due anni fa è stato rinviato a giudizio e si trova ora imputato di violenza sessuale: l’autrice della denuncia ha consegnato gli screenshot delle sue conversazioni con “Andrea” ed è stata sentita in un incidente probatorio protetto, alla presenza di uno psicologo. Dopo una visita medica, la giovane aveva rievocato la sua esperienza con i carabinieri dicendosi preoccupata soprattutto dell’eventualità di poter incontrare di nuovo l’aggressore.
 
In fase di indagini gli inquirenti hanno inviato i vestiti indossati dalla ragazza al laboratorio di analisi forense del centro antidoping di Orbassano. Le analisi sui pantaloni, la camicetta e gli indumenti intimi hanno però fornito riscontri solo parziali. Sul colletto della camicetta, in particolare, è stato rinvenuto materiale organico maschile che gli esperti forensi non sono riusciti a identificare perché troppo scarso: è stata esclusa comunque la compatibilità del Dna con quello del padre e del fratello della parte offesa.
 
L’imputato è sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, prossima alla scadenza. Il sostituto procuratore Carla Longo ha chiesto che gli venga imposto l’obbligo di dimora. Nel frattempo il processo è stato rinviato al 23 giugno per l’audizione dei testimoni di difesa.

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