MONDOVÌ - Accuse di bancarotta fraudolenta per due imprenditori coinvolti nei lavori stradali sulla A6

La vicenda riguarda il crac della Coestram, “erede” della fossanese Negro Escavazioni. Gli imputati avrebbero distratto 330mila euro dai fondi della società

a.c. 16/12/2020 18:32

Prende le mosse dal crac della Coestram srl, la cooperativa “erede” della Negro Escavazioni snc, il processo per concorso in bancarotta fraudolenta a carico del cuneese Massimo Paoletta (residente a Massimino, nel Savonese, dove ricopre l'incarico di sindaco) e del torinese Giovanni Silvio Anello.
 
I due imprenditori sono accusati di aver agito d’intesa con l’amministratore della Coestram, Roberto Zocchi, allo scopo di occultare e dissipare i beni della società che operava nel settore escavazioni e trasporti utilizzando mezzi e personale provenienti dalla Negro. L’azienda fossanese gestita dai cugini Guido e Marcello Negro era stata posta in liquidazione coatta amministrativa nel gennaio 2012. I titolari avevano cercato di mettersi al riparo dalle conseguenze del fallimento trasformando la snc originaria in una società cooperativa denominata Coestram: i cugini hanno in seguito patteggiato la condanna a un anno e sei mesi per questa vicenda, mentre il commercialista che li seguiva è stato assolto in un diverso procedimento.
 
Secondo le ipotesi della Procura, Paoletta e Anello, titolari rispettivamente della Sistemi e Tecnologie per l’Ambiente di Bagnasco e della Tekno Green con sede a Torino, sarebbero intervenuti pochi mesi prima che anche la cooperativa nata sulle ceneri della Negro venisse dichiarata insolvente. L’attività di distrazione dei fondi si sarebbe concretizzata nella contabilizzazione di fatture per lavori e servizi estranei all’ambito imprenditoriale. In aggiunta, i due imprenditori avrebbero stipulato illeciti contratti di subappalto per dirottare a beneficio delle proprie aziende i pagamenti effettuati dalla società Autostrade alla Coestram nell’ambito di alcuni lavori stradali sulla Torino-Savona. La cooperativa gestiva infatti un cantiere nella galleria Gay di Monti a Mondovì e un altro sul viadotto Mondalavia, nel territorio di Carrù.
 
Questa presunta attività distrattiva, nel complesso, avrebbe fruttato oltre 120mila euro di indebiti compensi in capo alla Tekno Green e 210mila euro per la Sistemi e Tecnologie per l’ambiente. Nel corso dell’ultima udienza i giudici hanno ascoltato le deposizioni dell’ex commercialista della Negro e di alcuni dipendenti della Coestram impegnati nei due cantieri monregalesi. Questi ultimi, al pari dei quattro operai ascoltati in precedenza, hanno negato di essere a conoscenza del fatto che sui cantieri operassero anche lavoratori di ditte diverse dalla stessa Coestram.
 
Il processo è stato aggiornato al 22 settembre 2021 per ascoltare altri testimoni.

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