GARESSIO - Alcol a minorenni in discoteca, il gestore si difende: “Sempre detto ai baristi di evitare”

A processo il titolare del “Le Fonti” di Garessio, a cui si contesta anche lo sforamento della capienza: “In paese, soprattutto d’estate, mancano svaghi per i giovani”

Andrea Cascioli 09/04/2024 16:08

“La discoteca la gestisco più che altro per hobby: a Garessio, soprattutto d’estate, manca ogni svago per i giovani”. Così ha parlato davanti al giudice il gestore della discoteca “Le Fonti” di Garessio, G.A., finito a processo dopo un controllo congiunto dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, nell’estate di due anni fa.
 
I militari in borghese, mescolatisi ai normali clienti un sabato sera, avevano visto servire alcolici a minorenni e intercettato un quattordicenne con un cocktail in mano: “Gli abbiamo spiegato che una pattuglia di colleghi garessini in divisa gli avrebbe fatto qualche domanda e che non doveva preoccuparsi” ha raccontato uno dei carabinieri in servizio. Prima di fermare l’adolescente, ha premesso, lui e il collega avevano atteso oltre due ore per andare “a colpo sicuro”. Nella zona bar, aggiunge il testimone, “i presenti non sembravano tutti maggiorenni”, ma i baristi non chiedevano l’età ai clienti: “Ci abbiamo fatto caso, perché già prima avevamo pensato di intervenire”.
 
Alla discoteca è stato contestato anche il superamento dei limiti di capienza. In base alle verifiche dei finanzieri all’ingresso, all’una meno dieci risultavano 400 ingressi, cento in più rispetto alla capienza dichiarata dal locale. “Abbiamo verificato anche che c’erano 261 biglietti venduti e 400 prevendite” ha spiegato il vicebrigadiere Giuseppe Zeffirini, all’epoca in servizio presso la tenenza della Guardia di Finanza di Ceva. Nessuna irregolarità era stata segnalata, invece, per quanto riguarda le licenze e il controllo dei biglietti all’ingresso.
 
“Ho sempre dato disposizioni, sia alla sicurezza che ai baristi, di evitare queste situazioni” ha replicato l’imputato in aula, riferendosi alla vendita di alcol a minori. Una delle due bariste presenti quella sera ha confermato di aver ricevuto disposizioni in tal senso: “Mi era stato detto di non servire alcolici o superalcolici ai minorenni. Ai maggiorenni veniva dato all’ingresso un braccialetto, ai minorenni invece veniva fatto un timbro: anche i biglietti erano di colore diverso”. Accorgimenti che dovevano servire, appunto, per evitare irregolarità: “Mi è capitato di servire persone che portavano più bigliettini: ho sempre servito maggiorenni, se poi qualcuno desse i bicchieri ai minorenni non posso saperlo”. Solo ad adulti che conosceva, essendo anche lei originaria di Garessio, erano stati serviti alcolici “sulla fiducia”.
 
La difesa ha chiesto di sentire anche l’altra barista, prima della discussione. Per questi incombenti il giudice ha fissato l’udienza del 2 luglio.

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