MURAZZANO - Animali sepolti nel Parco Safari delle Langhe, in tre a processo

I controlli dei Forestali hanno portato al rinvio a giudizio del direttore del parco di Murazzano, insieme al responsabile amministrativo e al veterinario di fiducia

a.c. 23/01/2023 17:16

Una serie di sospette irregolarità nei certificati di morte di quattro animali è al centro della vicenda che ha portato a processo il direttore del Parco Safari di Murazzano, insieme al responsabile amministrativo della società Safari srl e a un veterinario che operava con la struttura.
 
Tutto è partito da un controllo di routine per la verifica dei registri e degli animali presenti, effettuato nell’ottobre 2020 dai Carabinieri Forestali. Nei terreni circostanti il parco i militari avevano notato la presenza di terra smossa: alla richiesta di chiarimenti, il direttore del Parco Safari aveva ammesso che alcuni animali morti erano stati seppelliti in una fossa. L’intervento di un escavatore aveva in seguito permesso di accertare la presenza delle quattro carcasse a una profondità di circa un metro e mezzo. Nella fossa erano stati rinvenuti un dromedario, un canguro wallaby, un lama e uno struzzo.
 
È stata in particolare la situazione del dromedario a destare i sospetti dei militari. Risultava infatti che l’esemplare, identificato tramite microchip, fosse stato ceduto a un altro parco zoologico nell’agosto precedente, con relativo modulo di trasporto. A circa un mese di distanza dal sopralluogo, al Nucleo Investigativo dei Forestali di Cuneo era giunta la chiamata del veterinario dell’Asl che riferiva di aver ricevuto per mail i certificati di morte degli animali rinvenuti. Questi certificati, tutti datati ai primi di agosto, non erano stati ritrovati al momento del controllo. L’Arma aveva quindi eseguito perquisizioni presso lo studio e l’abitazione del veterinario di fiducia del Parco Safari, rinvenendo altra documentazione.
 
Ai tre imputati si contestano a vario titolo i reati di falsità in registri e notificazioni, falso ideologico e violazione del decreto legislativo 231/2001 sui reati ambientali. Non si ipotizzano maltrattamenti, ma violazioni relative allo smaltimento delle carcasse che per legge non può essere effettuato entro i confini di un parco. In tribunale l’escavatorista che eseguì i lavori per conto della direzione ha riferito quanto a lui noto: “Avevano detto che c’erano animali morti da sotterrare, mi pare si fosse rotto un frigo. Quella sarebbe dovuta essere una sistemazione provvisoria”.
 
Nell’ultima udienza il direttore della struttura di sanità animale dell’Asl Cn1 ha ricordato che nessuna ditta dovrebbe ritirare le carcasse se non è presente il certificato di smaltimento emesso dal servizio veterinario dell’Asl. È stato chiamato a testimoniare anche il comandante del nucleo CITES dei Carabinieri Forestali di Torino, specializzato nella tutela degli animali in via d’estinzione: “I parchi zoologici devono tenere un registro generale, previsto dalla normativa che regolamenta gli zoo. Sono prescritte verifiche a cadenza almeno annuale, alle quali partecipa anche il nucleo CITES per quanto riguarda il Parco Safari delle Langhe”.
 
Il prossimo 20 febbraio si attende la conclusione dell’istruttoria.

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