MONDOVÌ - Cambia un assegno nel bar “di fiducia”, ma è rubato: il giudice lo condanna

L’esercente monregalese si era visto rifiutare il pagamento dalla banca, perché pendeva una denuncia per furto. Il cliente è stato accusato di ricettazione

a.c. 06/12/2021 17:10

 
La barista aveva accettato di cambiare in denaro un assegno da 275 euro offertole da G.G., un cliente abituale del locale. Suo padre, il titolare dell’esercizio commerciale situato a Mondovì, lo aveva quindi portato all’incasso in banca. Qui però era emerso un fatto inaspettato: l’assegno risultava infatti rubato. Impossibile chiedere ulteriori spiegazioni all’avventore dato che - a quanto riferito dai baristi - da quel giorno non si era più fatto vedere.
 
A denunciarne il furto era stato un uomo residente a Millesimo, nel Savonese. Questo accadeva nel gennaio 2017, ben sette mesi prima che G.G. chiedesse alla sua barista “di fiducia” di cambiargli l’assegno. Per questo l’uomo, pregiudicato, si è ritrovato a processo con l’accusa di ricettazione. In suo favore ha testimoniato un conoscente, un sessantenne oggi residente nel Catanese, che ha affermato di aver ricevuto il titolo di pagamento da una terza persona e di averlo a sua volta girato a G.G., benché si trattasse di un assegno non trasferibile. L’assegno sarebbe stato consegnato in pagamento di alcuni lavori che lo stesso G.G. aveva eseguito per lui a Mondovì. La persona da cui il teste afferma di aver ricevuto l’assegno per la vendita di un’auto, tuttavia, ha smentito in maniera categorica di essere coinvolto nella vicenda.
 
Il sostituto procuratore Pier Attilio Stea aveva chiesto per G.G. la condanna a sei mesi di reclusione e 200 euro di multa, tenuto conto anche dei precedenti dell’imputato. “Ha negoziato un assegno che era provento di ricettazione e se lo è fatto cambiare al bar perché sapeva che il furto sarebbe stato contestato a chi lo avesse portato all’incasso in banca” ha argomentato il rappresentante dell’accusa. Per il difensore, avvocato Fabrizio Bruno di Clarafond, rileva sia il fatto che l’assegno fosse di modesta entità, sia che G.G. “non era a conoscenza della provenienza furtiva”. Il legale ha avanzato inoltre l’ipotesi che l’autore della denuncia potesse aver effettuato una falsa denuncia di furto o smarrimento per bloccare i pagamenti: “In querela ha parlato infatti di una decina di assegni rubati”.
 
Il giudice Giovanni Mocci ha comunque ritenuto provata la responsabilità penale di G.G., condannandolo alla pena di un mese di reclusione e 100 euro di multa. A carico del testimone e dei due baristi è stata disposta la trasmissione degli atti in Procura per accertamenti su eventuali reati commessi.

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