Sono rimasti chiusi in casa per giorni interi, almeno una settimana, forse di più. Da soli al freddo e nello sporco, senza acqua né cibo e nessuno che si curasse di loro. Una è una cagnolina meticcia di nome Kira, dell’altro, privo di microchip, non si conosce il nome. Si sa però che entrambi erano di proprietà di J.C. e che lei li aveva affidati, la notte di Capodanno, a un amico. Quest’ultimo li aveva tenuti in custodia a Garessio, presso l’abitazione di una terza persona, finché non era dovuto partire per la Spagna in compagnia del suo cane: “Gli altri due cani, dopo la partenza, rimangono chiusi più o meno dal 12-15 gennaio in una casa con le tapparelle abbassate” ha ricordato il pm Lucietta Gai nella requisitoria del processo a carico della padrona. Si procedeva per il reato di abbandono di animali, per il quale la Procura ha chiesto una condanna a 20 giorni di arresto per i fatti del gennaio 2023. Solo il giorno 21, ha sottolineato il pubblico ministero, si era riusciti ad accedere all’abitazione: “I cani sono usciti immediatamente facendo le feste ai loro liberatori”. Circa le condizioni dell’abitazione fanno fede i verbali dei carabinieri e il referto del veterinario: “Aprendo la porta c’era un letto mangiato dai cani, bisogni su tutto il pavimento e un odore terrificante. Faceva molto freddo, non c’era acqua né cibo”. La condizione di abbandono era già stata denunciata giorni prima dai vicini, che udivano i latrati dei poveri animali e il raspare delle unghie sulla porta d’ingresso. Un cagnolino era stato ritrovato da una ragazza mentre correva lungo una strada trafficata: la proprietaria, allertata dopo il riconoscimento, era venuta a riprenderlo. Anche l’altro cane, Kira, era fuggito ed era stato ripreso. “La vicenda è tanto semplice quanto triste” ha osservato la rappresentante dell’accusa, rilevando “una situazione lesiva, se non della salute fisica dei cani, sicuramente di quella psichica”. “Dall’istruttoria è certamente emerso un atteggiamento di incuria e abbandono degli animali - ha sostenuto per contro l’avvocato Valentina Papetti, legale dell’imputata - ma non da parte della proprietaria, bensì di soggetti terzi: colui che ne aveva la custodia e il proprietario dell’immobile”. La donna, ha aggiunto, era intervenuta dopo il ritrovamento e “non era consapevole che vi fosse uno stato di abbandono”. Il giudice Mauro Mazzi ha ritenuto provata la responsabilità dell’imputata, condannandola a una pena pecuniaria pari a tremila euro di ammenda.