CEVA - Erano accusate di aver abbandonato una mamma gatta con i micini, il giudice le assolve

Due torinesi, madre e figlia, sono finite a processo dopo il ritrovamento degli animali in un’area isolata del comune di Ceva. La Lida si era costituita contro di loro

in foto: i quattro gattini nell'annuncio pubblicato dalla Lida

a.c. 14/04/2022 19:35

È una vicenda intricata quella che ha portato a processo due donne di Settimo Torinese, N.D.B. e la figlia S.S., accusate di abbandono di animali dopo la denuncia dei Carabinieri Forestali di Ceva.
 
Nell’estate del 2019 le due, titolari di un’azienda di autotrasporti in paese, avevano contattato la sezione locale della Lida dopo aver ritrovato in uno scatolone una mamma gatta con i suoi cinque micini. Uno dei piccoli, purtroppo, era stato sbranato dal pitbull di famiglia prima che le donne riuscissero a metterlo al sicuro. Gli altri gatti erano rimasti in un box ricavato nei locali del capannone industriale, con la speranza di riuscire a trovare una sistemazione per loro.
 
La responsabile cebana della Lida ha confermato di essere stata contattata da N.D.B. in quel periodo: “Poiché non potevamo subito accoglierli avevamo promosso un appello, pubblicando le foto che ci aveva inviato la signora. Dopo pochi giorni li ho riconosciuti nelle immagini mostratemi da un maresciallo della Forestale: mi disse che erano stati abbandonati in località Bovina, a diversi chilometri di distanza dal capannone”. Il maresciallo infatti era la persona che nel frattempo aveva ritrovato i mici ai margini di una strada isolata, tra Ceva e Paroldo. Il militare aveva chiamato una sua amica, anche lei volontaria della Lida, la quale aveva preso in custodia i poveri animali. Il giorno dopo era emerso che si trattava degli stessi già oggetto dell’annuncio: “Ho provato a contattare i due numeri di telefono che mi erano stati forniti: - ha ricordato la responsabile Lida - uno era il recapito della signora, l’altro quello della figlia. La madre mi ha detto che erano in buone mani ma non ha saputo dirmi chi li avesse adottati, invitandomi a contattare sua figlia. La figlia, a sua volta, ha detto che non lei ma sua madre era a conoscenza dei particolari dell’adozione. Non ho più avuto riscontri a questo riguardo da nessuna delle due”.
 
Da qui è partita la denuncia a carico di entrambe, poi rinviate a giudizio. In istruttoria è emerso tuttavia che S.S. era in vacanza al momento del presunto abbandono. Anche sua madre ha negato di essersi sbarazzata di quei piccoli ospiti per i quali, ha aggiunto, si era già prodigata non poco: “Li ho sfamati e puliti e ho cercato per loro una sistemazione. Ero andata dal veterinario e in un bar di Ceva per chiedere se qualcuno volesse i gattini, noi avevano già quattro cani e non potevamo tenerli insieme”. Mamma gatta e i suoi cuccioli si sarebbero allontanati da soli, senza che nessuno se ne accorgesse: “Un giorno non li abbiamo più trovati. Li abbiamo cercati da tutte le parti, anche perché nel frattempo avevamo trovato chi li avrebbe adottati”.
 
Mentre l’estraneità di S.S. è risultata evidente, il pubblico ministero Raffaele Delpui non ha creduto alla buona fede della madre e ha chiesto per N.D.B. la condanna a 700 euro di ammenda. Una richiesta di condanna è giunta anche dall’avvocato Fabrizio Bosio che rappresentava in giudizio la Lida: l’associazione ha domandato mille euro di risarcimento. “Un comportamento deplorevole” ha commentato l’avvocato: “Solo per fortuna i gattini sono stati ritrovati a bordo strada, in una zona boschiva senza abitazioni”. Opposto il giudizio dell’avvocato Stefano Boggio, legale di S.S.: “L’istruttoria non ha confermato l’abbandono o la negligenza delle imputate ma il loro senso di umanità: hanno trovato lo scatolone, potevano voltarsi dall’altra parte ma non l’hanno fatto, accudendo i gattini per oltre due mesi e mezzo e contattando gattili, associazioni e conoscenti”. L’accusa, ha aggiunto il legale, “non tiene conto dell’indole degli animali: il gatto è indipendente e può allontanarsi se avverte situazioni di pericolo. I mici sono stati ritrovati a soli quattro chilometri dal capannone, una distanza contenuta”. Analoghe le considerazioni dell’avvocato Simone Pietro Buffo che difendeva N.D.B.: “I gatti, anche piccoli, percorrono distanze ben superiori rispetto a quella a cui sono stati ritrovati, passando per i prati in linea d’aria sarebbero potuti arrivare facilmente a quella distanza”.
 
Il giudice Anna Gilli ha mandato assolte entrambe le imputate. Lieto fine, in ogni caso, anche per la famiglia felina: tutti i gatti hanno finalmente trovato una famiglia. La mamma e due dei cuccioli sono rimasti con la volontaria che li aveva recuperati dalla strada, mentre altri due piccoli stati adottati a Savona.

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