Ha aspettato l’udienza conclusiva del processo per furto che lo vedeva imputato, insieme alla sorella e al cognato, prima di raccontare la sua verità sui fatti. M.C., classe 1999, residente a Roccaforte Mondovì, è stato comunque condannato a 4 anni di carcere e 927 euro di multa, mentre per V.C., sua sorella, la pena è di due anni e nove mesi e 700 euro di multa. Solo a lei è stata concessa la sostituzione della pena, mentre suo marito, terzo coimputato, è stato assolto per non aver commesso il fatto. Prima della sentenza del giudice Graziana Cota, il 26enne era comparso in aula per spiegare di aver restituito lui al patrigno il portafogli con cui sua sorella aveva pagato gioielli e capi di vestiario per svariate centinaia di euro: “Non volevo che mia sorella finisse nei casini” ha spiegato, motivando il suo precedente silenzio. Il giovane era presente quando, con il bancomat del patrigno, la sorella aveva acquistato una collana di Stroili, più una tuta e un paio di scarpe nel negozio di Foot Locker presso il centro commerciale Mondovicino. La sparizione del bancomat era avvenuta il giorno prima, quando i due fratelli e la loro madre, all’epoca residenti a Mondovì Piazza, si erano recati fuori città per incontrare il compagno della mamma: “Lo conosco da quindici anni, ci sentiamo ancora adesso: alla fine è come se fosse mio papà” ha detto l’accusato. In quel momento, però, i rapporti non erano dei migliori. A suo dire, c’erano stati litigi tra il patrigno e la madre e loro tre si erano recati presso l’abitazione di un amico e vicino di casa dell’uomo, per discutere: “Io sono entrato con mia madre, mia sorella ci aspettava in auto”. Le successive indagini dei carabinieri di Villanova Mondovì hanno portato a individuare i due giovani come presunti autori del furto, circostanza comunque negata da M.C.: “Per andare a casa del vicino bisogna passare davanti all’abitazione del mio patrigno” ha precisato il ragazzo, giustificando così il loro passaggio, inquadrato dalle telecamere, in tempi compatibili con il furto. E il bancomat? “Non so come sia arrivato a noi” ha risposto l’imputato. Il patrigno derubato aveva ritirato la querela sporta, circostanza che l’avvocato Carmine Maiorano, legale dei tre accusati, ha citato per chiedere la non punibilità “tenuto conto della non abitualità di entrambi e del danno esiguo”. Il pm Alessandro Borgotallo aveva invece domandato una condanna a quattro anni per M.C. e tre anni per la sorella V.C., giudicando “intempestive” le dichiarazioni rese dal 26enne: “Il furto - ha osservato - è l’ennesimo sfregio fatto a questa persona che stava alzando la testa. Una persona molto semplice e probabilmente di buoni sentimenti”. In merito al fatto, ha aggiunto il rappresentante dell’accusa, “un conto è commettere un furto per andare a comprare cibo, ma andare a comprarsi la collana da Stroili e le tute e scarpe griffate da Foot Locker ha un’altra valenza”. Contro l’accusato deponeva anche l’aver filmato un luogotenente dei carabinieri durante una deposizione, pubblicando il video su Instagram con la scritta “infame”: “Ho fatto una sciocchezza e me ne sono pentito” ha detto. Per il pm “questa condotta ancora una volta lo pone in pessima luce e ne azzera la credibilità”.