ROCCAFORTE MONDOVÌ - Frode nei contributi europei, guai per un allevatore di Bene Vagienna

È accusato di aver percepito sussidi non dovuti per 140mila euro da Arpea. Nel mirino della Procura alcuni pascoli sui monti di Roccaforte Mondovì

a.c. 29/11/2022 17:41

Avrebbe percepito 140mila euro di sussidi non dovuti nell’arco di un biennio, con il meccanismo dei pascoli “fantasma”. Per questo un allevatore e imprenditore agricolo di Bene Vagienna, C.C., deve ora rispondere di frode ai danni dello Stato.
 
I fatti contestati riguardano le domande che l’imputato, tra il 2015 e il 2017, aveva presentato per ottenere i contributi europei tramite Arpea, l’agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura. La politica comunitaria prevede due forme di finanziamento, il pagamento unico aziendale (Pua) e i fondi erogati attraverso il piano di sviluppo rurale (Psr), quest’ultimo orientato per progetti e obiettivi in relazione al tipo di attività svolta. L’allevatore aveva inoltrato richieste per entrambe le forme di finanziamento, ma i carabinieri forestali gli contestano di aver incluso tra i terreni alcuni appezzamenti in realtà mai utilizzati.
 
I pascoli in questione si trovano a Roccaforte Mondovì, ma sono di proprietà del comune di Briga Alta. Si tratta del versante est della cima delle Saline, denominato alpe Bellino, e del versante ovest, l’alpe Biecai. Gli appezzamenti che la Procura ritiene essere rimasti inutilizzati - ma messi a domanda, quindi finanziati - sono collocati sull’alpe Bellino, gli altri invece sul Biecai. Alcuni di questi sarebbero addirittura oltre confine, sul versante francese della montagna, perciò esclusi ipso facto dalla possibilità di ricevere sussidi in Italia.
 
Sulla questione era stato interpellato in tribunale un altro malgaro, lontano parente dell’imputato, che subaffittava da lui in comodato gratuito i pascoli dell’alpe Biecai. Il teste ha confermato di aver sempre visto C.C. utilizzare gli stessi terreni per le sue mandrie. Nell’ultima udienza ha deposto su richiesta della difesa il figlio dell’imputato, anche lui attivo nella conduzione dell’azienda di famiglia. Ha parlato della sussistenza di un contratto d’affitto con il comune di Briga Alta per i pascoli dell’alpe Biecai, mentre ha sostenuto di non aver mai condotto le mandrie sull’alpe Bellino: “Paragonato al nostro è un alpeggio comodo, raggiungibile dalla strada in tre o quattro ore. Non è però incluso nel contratto col comune di Briga Alta”.
 
Una dipendente di Coldiretti Cuneo è stata sentita riguardo alla presentazione delle domande per le richieste di fondi europei. La funzionaria ha confermato che C.C. si era rivolto a loro per la compilazione dei moduli e che le verifiche si basavano sulle planimetrie del catasto: “Le superfici indicate non sono quelle effettivamente pascolate. Di solito si riportano le superfici lorde. L’allevatore può dimostrare di averle pascolate tramite i modelli predisposti dall’Asl dove si indicano i codici pascolo”. Per l’ottenimento dei contributi, ha aggiunto, è richiesto un minimo di sessanta giorni di pascolamento su terreni italiani. In caso di utilizzo congiunto di un pascolo, ci si basa sulla ripartizione indicata dai diversi malgari.
 
Il processo è stato aggiornato al 5 aprile per l’esame dei restanti testi e la discussione.

Notizie interessanti:

Vedi altro