MONDOVÌ - Fuggì dopo un frontale tra due auto a Mondovì, il pm chiede una condanna a dieci mesi

“Non si è resa identificabile ai carabinieri o alle altre persone” sostiene l’accusa. La difesa ribatte: “Non è omissione di soccorso, aveva atteso l’arrivo del 118”

a.c. 14/11/2023 17:35

Non è bastato presentarsi in lacrime di fronte al giudice, ammettendo il proprio errore, per evitare una richiesta di condanna da parte della Procura: “Mi sento in colpa per essere andata via” aveva detto l’automobilista accusata di aver provocato un incidente fra altre due vetture, nel borgo monregalese di Carassone, per poi far perdere le sue tracce prima dell’arrivo dei soccorsi.
 
H.L., operaia marocchina da lungo tempo residente a Mondovì, è ora a processo per omissione di soccorso. Due anni fa fu protagonista di un sinistro tra via Silvestrini e via Nuova: uscendo da uno stop aveva bocciato una Fiat Punto diretta verso Breo, facendola sbandare e provocando un frontale con una Hyundai i20 che saliva in direzione opposta. Per le due conducenti e uniche occupanti dei mezzi, per fortuna, solo lievi ferite. All’altra automobilista si contesta di essersi allontanata senza sincerarsi delle condizioni delle altre persone: “Avevo paura. Non ho pensato di andare dai carabinieri, ma quando si sono presentati a casa ho raccontato tutto” ha spiegato. In effetti era stata lei stessa a riconoscere la propria responsabilità, ma solo dopo che i militari l’avevano rintracciata. Nel frattempo si erano susseguiti appelli anche sui giornali locali, affinché qualcuno fornisse informazioni utili a rintracciare il pirata della strada - o presunto tale.
 
“Un fatto molto singolare, avvenuto in pieno giorno in uno dei borghi più frequentati del centro storico” ha sottolineato il pubblico ministero monregalese Alessandro Borgotallo, che ha chiesto per l’imputata la condanna a dieci mesi: “Si è fermata solo perché non poteva fare altrimenti, poi ha chiamato il fratello ed è andata a casa. Ma si è ben guardata dal rendersi identificabile ai carabinieri o alle persone offese”. Per il fratello dell’imputata il procuratore ipotizza perfino un concorso nel reato: “È arrivato sulla scena curandosi di far sparire le tracce del sinistro e ha raccontato una grossa frottola: avrebbe portato via subito sua sorella perché soffre di problemi di cuore. Se lei era cardiopatica, avrebbe avuto senso aspettare l’arrivo dell’ambulanza”. Nel “mirino” dell’accusa anche la testimonianza di una passante, considerata sospetta: “Ha raccontato una versione diversa dei fatti per coprire le responsabilità dell’imputata, sua vicina di casa”.
 
Una delle due signore rimaste ferite nell’incidente, una sessantenne di origini straniere, ha riferito di essere stata non solo abbandonata, ma addirittura intimidita da due giovani nordafricani: “Uno minacciava la signora che ci aveva soccorse e anche noi, diceva che sua sorella aveva problemi di cuore e che non dovevamo denunciarli. Con loro c’era una ragazza, ma lei non ha detto niente”. Di questa circostanza, di per sé molto grave, non parla però nessuno degli altri presenti: “L’incidente mi ha rovinato la vita, sono rimasta senza macchina e ho fatto un anno di riabilitazione” ha aggiunto la persona offesa.
 
“L’imputata ha sbagliato a non andare subito dai carabinieri, ma questo non integra il reato” obietta l’avvocato Sara Ambrassa, legale dell’operaia. La difesa sostiene infatti che la mancata identificazione sul posto non basti a configurare l’omissione di soccorso: “Lei ha aspettato che il fratello venisse a prenderla, quindi ha atteso per diversi minuti”. Comprensibile, aggiunge l’avvocato, che abbia avuto paura, “trattandosi di una donna straniera in Italia. Ma si è allontanata dal luogo del sinistro solo quando era già arrivata l’ambulanza”. In quanto alla teste “incriminata” dall’accusa, “ha spiegato che non conosceva da prima l’imputata e non si capisce perché avrebbe dovuto mentire in suo favore”.
 
Prima di decidere, il giudice ha imposto un ulteriore rinvio al 9 febbraio: si dovrà sentire un’altra testimone, che secondo quanto emerso in istruttoria sarebbe stata la prima a sopraggiungere sul luogo dell’incidente.

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