MONTEZEMOLO - Furto di gioielli in casa di una 90enne: sotto accusa due vicini

La cassaforte di famiglia era stata scassinata da ignoti. Nella refurtiva forse un orologio a cipolla, poi ritrovato: ‘È sempre stato nostro’ ribattono gli imputati

a.c. 19/11/2019 20:01


Come in un giallo alla Agatha Christie, ruota attorno a un misterioso oggetto la soluzione del furto denunciato tre anni fa da una novantenne di origini savonesi, residente a Montezemolo. Si tratta di un orologio a cipolla, che secondo i nipoti dell’anziana sarebbe il provento di un ‘colpo’ messo a segno dai vicini della donna. I due accusati, F.V. e la compagna F.A., ribattono invece che l’orologio appartiene a loro da molto tempo e che con quella brutta vicenda non c’entrano nulla. La novantenne, che vive insieme a un figlio con disabilità psichica, aveva trovato la piccola cassaforte di casa scassinata il mattino successivo al funerale del marito, nel 2016. I ladri dovevano aver agito durante la notte o il giorno prima, approfittando dell’assenza di tutti. La saldatura della cassaforte era stata strappata, come se qualcuno avesse provato a scardinarla. Pur non riuscendoci del tutto, il malintenzionato l’aveva aperta quel tanto che bastava per afferrare ciò che si trovava all’interno. Nel fare questo però si era ferito, perché nella cassaforte erano visibili macchie di sangue. Come si diceva, a far finire sotto la lente degli investigatori la coppia di vicini è stato il successivo ritrovamento di un orologio a cipolla da parte dei Carabinieri di Ceva: “Era un dono dello zio per il venticinquesimo anniversario di matrimonio. L’ho riconosciuto perché ha una catenina in argento, di forma particolare” aveva dichiarato il nipote della signora derubata. F.A., però, sostiene che sia tutto un equivoco: “Il mio compagno possiede quell’orologio da quando ci siamo conosciuti, dieci anni fa. Lo ha portato con sé nei vari traslochi, ricordo bene che un anno prima lo avevamo sistemato in una credenza della sala per non rischiare che i nostri bambini ci giocassero”. Quanto alle ferite sulla mano di F.V., la convivente afferma che se le fosse procurate sistemando un guasto della loro auto. Con i loro vicini, spiega l’imputata, i rapporti sono sempre stati eccellenti: erano loro, anzi, ad occuparsi spesso delle commissioni quotidiane per i due anziani e ad assistere il figlio disabile. Anche il giorno del funerale la coppia sarebbe stata presente alla cerimonia insieme a quasi tutto il resto della famiglia: “Siamo andati anche al cimitero, poi io e mio marito ci siamo allontanati perché avevamo appuntamento da un avvocato di Cairo Montenotte”. La donna, incalzata dalle domande del pm Raffaele Delpui, ha aggiunto di ricordare solo il nome dello studio legale ma non quello della persona con cui aveva parlato. Rientrati a Montezemolo, i due avevano cenato e trascorso la serata in casa: “Verso la mezzanotte abbiamo sentito battere dei colpi, come se qualcuno picchiasse con un martello contro le persiane. Ma solo il mattino dopo la nostra figlia più grande ci ha avvisati per telefono che i vicini erano stati derubati”. Prima di allora, aggiunge F.A., non avevano mai visto la cassaforte, né avevano idea di dove si trovasse. Il processo è stato rinviato al 17 gennaio 2020 per ascoltare l’ultimo testimone, il figlio della donna derubata, e per la conclusione dell’istruttoria.

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