VILLANOVA MONDOVÌ - In tribunale la 90enne che denunciò figlia e genero per maltrattamenti: “Trattata come una schiava”

L’anziana, oggi in casa di riposo, ha raccontato di essere stata percossa più volte quando conviveva con la coppia a Villanova Mondovì. Anche alcuni vicini confermano

Immagine di repertorio

a.c. 18/05/2021 15:25

 
È stata una testimonianza sofferta quella che una donna di quasi 90 anni ha reso stamani nell’aula del tribunale di Cuneo dove è in corso il processo contro la figlia e il genero, da lei stessa denunciati tre anni fa.
 
L’anziana, ora residente in una casa di riposo nel Monregalese, accusa di maltrattamenti la coppia con cui ha convissuto fino a tre anni fa. I fatti si sarebbero svolti nel periodo in cui risiedeva a Villanova Mondovì insieme alla coppia, lei 64enne e lui 67enne. “Mi trattavano peggio di un cane, come una schiava. Non so come faccia a essere ancora viva” ha raccontato, a fatica, la presunta vittima delle vessazioni: “Mia figlia mi prendeva a pugni e schiaffi, e tanti. Una volta mi ha dato un calcio alla schiena, un’altra volta alla gamba che poi si è gonfiata”. Anche il genero l’avrebbe percossa durante gli oltre quindici anni di convivenza: “Mi ha dato un pugno in testa. Aiutavo con i lavori in campagna ma non era mai contento”. Ciononostante, non risultano accessi ospedalieri legati a questi episodi.
 
L’altra figlia della novantenne, sebbene non sia mai stata testimone di vessazioni o minacce, ha riferito nell’udienza precedente che la madre le aveva raccontato più volte dei maltrattamenti: “Mi diceva che a volte la chiudevano in camera e non la facevano uscire oppure la afferravano per i capelli. Il giorno in cui l’ho accompagnata a fare la denuncia mia sorella l’ha cacciata di casa quando l’ho riportata indietro: mio cognato le disse ‘qui dentro non entri più, va sotto il ponte’”. Secondo una vicina, in almeno un’occasione la figlia avrebbe chiuso fuori l’anziana madre prima di lasciare la casa: “Lei aveva fatto i suoi bisogni davanti al garage perché non poteva rientrare. Sarà rimasta lì fuori per un paio d’ore”.  In un’altra occasione, l’ottuagenaria sarebbe stata di nuovo costretta ad appartarsi nei pressi di una siepe dopo essere stata lasciata fuori casa dal genero, che in seguito era uscito apostrofandola con epiteti ingiuriosi: “Oltre ad insultarla le urlava frasi come ‘non vuoi ancora morire? Un giorno prendo una pala e ti faccio una fossa’”.
 
Anche un altro vicino ha confermato di aver visto la signora chiusa fuori di casa: “Sentivo urlare la figlia e piangere la mamma. Quando poi andavano via la chiudevano fuori: un giorno mi sono permesso di darle da bere e sua figlia mi ha rimproverato”. Nulla di simile, invece, a quanto riferito da alcuni amici di famiglia e frequentatori abituali della casa, sentiti come testimoni della difesa: “Quando si è rotta il braccio l’ho accudita, alternandomi con la figlia. - ha raccontato una compaesana - A volte faceva dispetti come mettere la canna da passeggio in mezzo alle gambe di chi passava, oppure si inventava che la porta fosse chiusa quando non lo era. In casa era trattata bene, sempre ben vestita: la pettinatrice le curava i capelli ogni quindici giorni”. Parole analoghe a quelle di una cugina di secondo grado: “L’ho sempre vista serena, parlava bene del genero anche quando non c’era: diceva che gli faceva la crostata e il pane alla mattina. Della figlia raccontava che le metteva lo smalto e la accompagnava dalla pettinatrice”.
 
Il 22 ottobre prossimo sono previsti l’esame degli imputati e la sentenza.

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