MONDOVÌ - Investì il figlio dei vicini di appena due anni, la Procura chiede la condanna

L’incidente avvenne a Ferragosto 2017 nel Monregalese. Il bimbo si trovava sulla rampa del garage quando venne travolto dall’auto: ha subito danni permanenti

a.c. 18/12/2020 17:45

 
Rientrava in auto imboccando la rampa che conduce ai garage condominiali, quando travolse il figlio dei vicini causandogli gravi lesioni al viso. Se sia stata una distrazione fatale, come sostiene la Procura, o un’imprevedibile disgrazia, come argomentato dalla difesa, toccherà al giudice deciderlo.
 
Nel corso dell’istruttoria le parti si sono confrontate affidandosi ai rispettivi periti per stabilire cosa sia accaduto davvero il pomeriggio di Ferragosto 2017 in un centro alle porte di Mondovì. La famiglia del piccolo tornava da una gita e il bambino di appena due anni si era allontanato di pochi passi dal padre. In quegli istanti sopraggiungeva la Toyota Yaris guidata da una vicina sessantenne, che sostiene di aver imboccato la rampa a bassa velocità senza accorgersi in alcun modo della presenza del bimbo. In seguito all’incidente la vittima ha dovuto affrontare un lungo ricovero all’ospedale di Mondovì e poi al Regina Margherita di Torino, subendo ripetuti interventi di chirurgia ricostruttiva. Secondo il perito dell’Inail le conseguenze a lungo termine devono essere ancora valutate, ma gli sfregi saranno permanenti.
 
“C’è stato un eccesso di sicurezza dovuto proprio alla frequenza con cui la signora percorre quel tratto” ha concluso il pubblico ministero Raffaele Delpui al termine dell’istruttoria. Per l’imputata, accusata di lesioni stradali gravi, la Procura ha chiesto una condanna pur limitata al minimo edittale di due mesi: “Vero è - ha ammesso il pm - che il pianale interno dell’auto precludeva un minimo di visibilità, ma la conducente ne era consapevole e perciò doveva mettere in atto un’ulteriore cautela. Inoltre non si può ritenere che un bambino - tanto più perché abbigliato in modo sgargiante - fosse un ostacolo invisibile in quel punto, quand’anche fosse stato sdraiato in terra come sostenuto dalle perizie difensive”.
 
La questione della posizione in cui si trovava il piccolo al momento dell’investimento è ritenuta dirimente dalla difesa. L’avvocato Alessandro Viglione lo ha ricordato nella sua arringa, traendo dall’ipotesi che si trovasse sdraiato o accovacciato sulla strada la conclusione che l’automobilista non avrebbe comunque potuto vederlo: “Considerando la conformazione della vettura, la pendenza della strada e l’altezza della signora, si può ritenere che il piano del cruscotto tagliasse del tutto la visuale del bimbo”. La difesa sostiene inoltre, contro il parere del procuratore, che il tratto di strada in cui è avvenuto l’investimento sia già pertinenza del condominio e non della pubblica via: un fatto che, in assenza di querela da parte dei genitori, farebbe venir meno le condizioni di procedibilità penale.
 
Il prossimo 21 gennaio si terranno le repliche e la sentenza.

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