MONDOVÌ - Investì un’adolescente a Mondovì, per il giudice non è punibile

In via Vittorio Veneto, al rientro da scuola, la sedicenne era stata colpita dall’auto mentre attraversava la strada. La Procura ritiene che si trovasse sulle strisce

a.c. 09/05/2022 19:37

A oltre tre anni di distanza dai fatti si chiude con una sentenza di non doversi procedere per particolare tenuità del fatto il processo a carico di R.B., accusata di lesioni stradali gravi.
 
La docente di scuola di Bastia Mondovì, oggi 59enne, era alla guida della Panda che il 23 ottobre 2018 investì in via Vittorio Veneto a Mondovì una sedicenne. La ragazzina era appena scesa dal bus che la riportava a casa ed era stata colpita a metà dell’attraversamento. Dopo l’incidente era stata trasportata in elicottero all’ospedale Santa Croce di Cuneo, poi ricoverata in prognosi riservata: la riabilitazione sarebbe durata fino al gennaio successivo. In seguito, l’assicurazione dell’automobilista l’aveva risarcita integralmente.
 
Nel processo ha ammesso di non ricordare nulla di quel giorno, nemmeno dove si trovasse di preciso. Sua madre, invece, ha sostenuto di aver assistito alla scena da una finestra di casa: “Mia figlia era a metà delle strisce pedonali quando un’auto bianca l’ha presa di colpo. All’inizio non ero sicura che fosse lei, quando sono corsa in strada aveva già perso conoscenza. Ma non l’ho raccontato subito ai carabinieri perché ero troppo confusa e preoccupata”. I carabinieri sostengono che la Panda viaggiasse in quel tratto entro i limiti di velocità: “Lo si può desumere dalle informazioni assunte e dal fatto che il veicolo usciva da una rotonda e aveva il sole contro” ha spiegato il maresciallo Cosmo, tra i primi a intervenire sul posto.
 
Proprio riguardo alle condizioni di visibilità sulla strada si è giocata la partita tra accusa e difesa. Quest’ultima riteneva che l’incidente fosse avvenuto in un “cono d’ombra” che rendeva impossibile accorgersi della presenza di un pedone, arrivando da un tratto molto assolato. Per il pubblico ministero, al contrario, “guardando con attenzione o utilizzando un parasole la guidatrice avrebbe potuto senz’altro accorgersene”. Il sostituto procuratore Pier Attilio Stea aveva quindi domandato la condanna a quattro mesi, con pena sospesa, per l’imputata: “Il consulente non è in grado di collocare con precisione il sinistro, ma è estremamente probabile che sia avvenuto sulle strisce”.
 
L’avvocato Fabrizio Bracco, difensore della 59enne, ha invece avanzato dubbi sulla posizione del pedone: “Il perito dell’accusa afferma che si trovasse ‘nei pressi’ delle strisce. Non convince la deposizione della madre, la quale solo in tribunale ha detto di aver assistito all’incidente: è inverosimile, visto che si trovava a cinquecento metri di distanza”. La ragazza, ha argomentato il legale, “potrebbe aver compiuto uno scatto, tentando di attraversare appena prima che l’auto transitasse davanti a lei”. A favore di questa ipotesi, ha aggiunto, deporrebbe il fatto che fosse stata urtata “sullo spigolo sinistro, all’estremità della Panda”.

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